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Franco Migliaccio, una vita dedicata all’arte con base a Trezzano

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Nella foto, Franco Migliaccio nella sede della scuola d'arte di trezzano

Il fondatore della Scuola civica di disegno opera in città da 32 anni. Di qui sono passati centinaia di corsisti, senza soluzione d’età. “Il nostro segreto? Porte aperte a tutti, anche a coloro che non hanno mai impugnato un pennello”

di Antonio Casa

A Trezzano sul Naviglio, da oltre trent’anni c’è un posto dov’è possibile apprendere le tecniche pittoriche e di scultura, anche per uno che a malapena riesce a tenere una matita in mano, figurarsi un pennello, senza soluzione d’età. “Abbiamo una settantina di allievi. Ce ne sono persino di Novara, di Pavia, di Ovada (Alessandria). Vengono una volta a settimana in sede, poi svolgono i compiti a casa” sorride Franco Migliaccio, fondatore della civica Scuola di disegno sita in via Manzoni, di fianco alla Scuola Primaria. Pittore, docente e critico d’arte, Migliaccio ha un curriculum lunghissimo, impossibile da riportare in questa pagina. Chi vuole leggerlo, può collegarsi a www.francomigliaccio.it

Appuntamento a settembre

La civica Scuola di disegno ricomincerà l’ultima settimana di settembre, Migliaccio l’ha riaperta il tempo utile al dialogo con pocketnews.it, tra cavalletti, sgabelli e attrezzi di un’arte antica quanto affascinante.

Professore, confesso: avrei difficoltà ad essere vostro studente. Vedo quadri realizzati dagli allievi e sono molto belli, non sarei capace di fare altrettanto…
“Perché dice questo? Qui ospitiamo chiunque voglia apprendere le tecniche pittoriche e la storia dell’arte, a prescindere dalla propria preparazione di base. Nella Scuola Primaria s’impara a scrivere e a far di conto? Qui a disegnare e a colorare. Riusciremmo anche con lei, stia certo.”

Troppo buono. Però mi permetto di insistere, perché qui si parla di arte.
“Il suo è un errore concettuale. Un bravo pittore non è colui che riesce a fare soltanto un bel soggetto su un foglio o una tavola. La sua vera arte si manifesta nell’interpretazione della realtà che lo circonda. Le grandi opere sono quelle che manifestano un’emozione rispetto al periodo in cui sono state create. Raffaello e Leonardo non sono stati solo bravi esecutori, hanno reinterpretato il loro tempo.”

Beh, la tecnica serve comunque.
“Quella si apprende, come la scrittura per esempio. Da sola, però, non basta. Infatti non tutti coloro  che hanno un’ottima impostazione tecnica, riescono a diventare dei bravi pittori.”

Capito. Dunque, a chi si rivolge questa scuola con 32 anni di ininterrotta attività?
“A chiunque voglia capire di pittura, manifestandola. Studiando, sforzandosi di andare oltre a ciò che vede l’occhio nel primo sguardo. Ecco perché ci rivolgiamo sia a coloro che già possiedono un certo bagaglio personale, ma anche a quelli che ne sono totalmente a digiuno. L’importante è avere voglia di imparare. Senza quella, ogni passione è destinata a spegnersi.”

Come siete organizzati? Qual è il vostro tipo di gestione?
“La scuola è gestita da un’associazione culturale. Gli allievi pagano una quota che serve a coprire una parte delle spese, l’altra è elargita dal Comune tramite l’espletamento di una gara d’appalto. Organizziamo le lezioni, facciamo mostre con le opere dei corsisti che coinvolgiamo anche nelle visite di particolari eventi che si tengono nel milanese. Cerchiamo di dare un servizio che va oltre alla semplice frequenza del corso annuale. Consideri che siamo aperti dall’ultima settimana di settembre alla prima settimana di giugno.”

Lei vive di arte e con l’arte da sempre.
“In pratica, dai tempi in cui frequentavo l’Istituto d’Arte a Vibo Valentia. Poi sono venuti l’Accademia delle Belle Arti di Brera, le ventennali docenze presso l’Università di Brescia, le collaborazioni con importanti artisti e studi di design, la scrittura di libri.”

Non si è annoiato, insomma…
“Neanche adesso, che ho 72 anni. Quando la passione si tramuta in lavoro, è una bella cosa.”

Concordo. In questo settore, poi, è ancora più difficile! Lo stereotipo afferma che con la cultura non si mangia.
“In Italia potremmo vivere solo di cultura. All’estero valorizzano quattro travi messe assieme, noi abbiamo almeno la metà del patrimonio storico e artistico dell’Occidente e, purtroppo, spesso facciamo fatica a farlo comprendere agli stessi italiani.”

Perché?
“Per l’ignoranza in politica. Ce n’è tanta!”

Si riferisce anche a quella locale?
“No. Da trent’anni e passa, abbiamo ricevuto attestati di stima e di fiducia da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute, di ogni colore politico.”

Risposta politicamente corretta…
“Devo dire che ammiro il sindaco Fabio Bottero. Una questione di sensibilità e di attenzione: non si perde l’inaugurazione di una nostra mostra, è sempre informato su ciò che facciamo. A noi, tutto questo non può che farci piacere.”

Com’è il rapporto fra la Scuola civica di disegno e i trezzanesi?
“La comunità gradisce il lavoro che svolgiamo, in oltre trent’anni abbiamo ricevuto una fantastica risposta, basti pensare alle centinaia di corsisti che sono passati da questa e dalle altre sedi che abbiamo avuto in precedenza. Il rapporto con la città è vivo e aperto, a volere tracciare un bilancio direi che abbiamo ricevuto più di quanto offerto. Questa scuola non è soltanto didattica allo stato puro, ma anche convivio.”

Dove state andando?
“Aderiamo al movimento Slow Art, il piacere di fare arte senza guardare ai vincoli che il mercato impone. E’ l’affermazione del pittore in se stesso, dell’arte senza tempo, comunque legata al tessuto sociale del tempo attuale.”

Prima citava Raffaello e Leonardo. I grandi maestri non esistono più?
“Come no! L’arte rimane la vita interiore della persona. Dietro il mezzo c’è sempre la persona. Penso a Marina Abramovic e alle sue performance, per esempio. Anche se con il pc si riescono a realizzare opere una volta inimmaginabili, il pennello rimane l’unico strumento neutro attraverso cui un pittore o una pittrice si esprimono.”

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