Le avvisaglie si erano avute durante il primo Consiglio comunale dell’era Pozza. L’altra sera con la celebrazione del secondo si è avuta la conferma: a Cesano Boscone non mancherà lo spettacolo offerto dalla politica locale. Uno spettacolo sconcertante, che ancora una volta gira intorno alla pretesa di essere i depositari della verità assoluta, con alcuni esponenti del Pd che hanno enunciato tesi politiche che non hanno la benché minima serietà, raffigurando gli avversari (l’avversario in questo caso) come i rappresentanti di una «vulgata neofascista», e proponendo una «verità di regime», che non ha nulla a che vedere con la nostra Costituzione.
I fatti sono noti. L’altra sera doveva essere eletto il vicepresidente del consiglio comunale, la cui scelta da prassi consolidata viene concessa alla minoranza. Da prassi, si diceva, perché si tratta di una votazione come un’altra e vince chi prende più voti. In particolare per eleggere il presidente e il vicepresidente del Consiglio comunale, a Cesano Boscone è necessario avere la maggioranza assoluta, cioè il 50%+1 dei votanti. 10 voti, compreso quello del sindaco, sono ascritti alla maggioranza e 6 alla minoranza. Ovvio quindi che se la maggioranza vuole esercitare il suo potere, vota alla presidenza e alla vicepresidenza chi le pare e piace. Vincendo.
Ma non è questo il caso. Qui si è puntato l’indice contro un consigliere liberamente e democraticamente eletto. Infatti, le forze politiche del centrodestra cesanese hanno proposto il nome di Santi Raimondo, individuando in lui il profilo più adeguato per ricoprire al meglio l’incarico: è stato consigliere comunale per tre mandati dal 1999 al 2014 ed è già stato presidente della Commissione Istituzionale. Nonostante questo curriculum, Pd e soci si sono messi di traverso. “No pasaran” è la parola d’ordine circolata tra gli scranni della maggioranza, forse dimenticando che la guerra civile spagnola è finita da un pezzo.
Tutto è cominciato nella conferenza dei capigruppo dello scorso 11 luglio, quando Adriana Gammino, capogruppo e consigliere di minoranza ha proposto, come candidato alla vicepresidenza del consiglio, Santi Raimondo, di Fratelli d’Italia, per l’appunto. In quella stessa occasione, De Ros, capogruppo del Pd, a nome della maggioranza, aveva dichiarato di non ritenere che il nome proposto potesse essere votato in quanto appartenente a Fratelli d’Italia”. Un gesto avventato di De Ros? Una fuga in avanti? No! Perché gli si sono accodati e hanno sostenuto la stramba tesi anche gli altri capigruppo di maggioranza. Dopo la naturale alzata di scudi della minoranza, De Ros aveva ribadito che il Consigliere proposto “appartiene a un partito i cui esponenti nazionali non si riconoscono nei valori antifascisti della Carta Costituzionale e non può essere votato dalla maggioranza.”
Una vera e propria contraffazione della realtà. Una totale e interessata falsificazione della storia, con la pretesa di essere i depositari della verità assoluta. Non è la prima volta che accade d’essere circondati da una nebulosa di contraffazioni che opprime, soffoca, avvilisce. Fratelli d’Italia ha espresso il primo premier donna della storia italiana, Giorgia Meloni, la quale a sua volta ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del presidente della Repubblica. Affermare sia un partito fascista e che non si riconosce nella Costituzione è un falso. Per dar forza a questa loro stramba idea e piegare la volontà della minoranza, De Ros e compagni hanno minacciato l’imposizione di un vicepresidente scelto dalla maggioranza.
Il guaio è che il capogruppo del Pd ha ribadito le stesse posizioni anche in Consiglio comunale, sostenuto anche dai capigruppo della maggioranza. Adriana Gammino ha ribadito che il loro candidato è e sarà Santi Raimondo. Sull’argomento è intervenuta anche Simona Sanfelici. “Riteniamo – ha ribadito anche in una nota stampa – che quello di Santi Raimondo sia il nome naturale per ricoprire un ruolo che, proprio a garanzia dell’imparzialità dell’Ufficio di presidenza, viene sempre riservato ad un esponente dell’opposizione. Principio che funziona se però è l’opposizione ad individuare il nome e non la maggioranza a sceglierlo per conto nostro. Riteniamo pertanto fuori luogo le gravi affermazioni che i capogruppo di maggioranza hanno pronunciato riguardo il loro mancato gradimento nei confronti di un esponente di Fratelli d’Italia, partito che a loro dire non si riconosce nella Costituzione”.
De Ros ha respinto ogni spiegazione, ogni addebito. Ha concesso solo un “la maggioranza non avrebbe nessun problema a votare un nome della minoranza se questi dichiarasse di aderire ai valori antifascisti della Costituzione”. Molto signorile la risposta data da Santi Raimondo che si è detto stupito di essere capitato in una macchina del tempo ferma a più di un secolo fa, e di sentirsi discriminato per le proprie idee politiche. Si è così passati alla votazione. Anzi alle votazioni.Anche se gli altri capigruppo della coalizione di centrosinistra hanno sostenuto a spada tratta la tesi sballatissima ( ma tant’è che si fa per uno scranno consiliare) del capogruppo del Pd, le votazioni non sono andate come si immaginavano. Si è votato 3 volte prima di arrendersi e rimandare l’elezione del vice presidente al prossimo consiglio comunale utile, probabilmente a settembre.
Alla prima votazione Santi Raimondo ha ottenuto 6 voti, 7 schede erano bianche e una, nulla, riportava la scritta Giacomo Matteotti. Alla seconda, la maggioranza è andata in ordine sparso: mentre i 6 voti della minoranza sono rimasti costanti, un componente della maggioranza ha votato per Raimondo (chi sarò stato il traditore?), 3 per Adriana Gammino, una per Fortini, e poi c’erano le schede bianche. Un sentore di imbarazzo ha serpeggiato tra le fila della maggioranza. Il presidente del Consiglio comunale ha chiesto 5 minuti di interruzione e convocato i capigruppo. La pausa sembrava essere stata risolutiva, visto che al rientro in aula De Ros e compagni sono risultati più possibilisti sul concedere la vice presidenza alla scelta delle opposizioni.
Non avevano fatto i conti con Adriana Gammino che ha ribadito che il candidato della minoranza era Santi Raimondo, e lo stesso Santi Raimondo ha dichiarato di voler far approvare “un ordine del giorno in cui l’intero Consiglio comunale condanni tutti i totalitarismi del 900, compreso il comunismo”. Poteva andare bene? Ma no. La parola “comunismo” ha mandato in tilt i compagni. Abbinare il comunismo al fascismo? Vade retro satana! Non si trattano così i soviet, i gulag e le deportazioni di massa. Così anche la terza votazione si è chiusa con un nulla di fatto: 6 voti per Santi Raimondo (al traditore della seconda votazione è mancato il coraggio di ribadire la sua scelta), 3 per Adriana Gammino, 1 per Fortini, 2 nulle e 3 bianche. Ci si rivede a settembre.