Sessantadue anni dopo una delle più gravi tragedie ambientali della storia italiana, Buccinasco sceglie il teatro per ricordare il Vajont. Il prossimo giovedì 9 ottobre, alle 21, nel’Auditorium William Medini di via Tiziano 7, andrà in scena lo spettacolo “Antropocene, VajontS 23”. L’ingresso sarà libero e gratuito. Lo spettacolo rientra nella rassegna “Un’Ecologica (R)esistenza”, promossa dall’assessorato alle Politiche ambientali del Comune, con l’obiettivo di stimolare una riflessione collettiva sui temi ambientali, civili e sociali.
Un disastro che poteva essere evitato
Il 9 ottobre 1963, nel bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont, una frana di 260 milioni di metri cubi si staccò dal monte Toc, precipitando nelle acque del lago. La gigantesca ondata provocata dalla frana tracimò oltre la diga, distruggendo completamente gli abitati sottostanti, tra cui il paese di Longarone. Il bilancio fu devastante: 1917 vittime, tra cui 487 bambini e adolescenti.
“Quasi duemila vittime per una tragedia che si sarebbe potuta evitare – sottolinea la vicesindaca e assessora all’Ambiente Rosa Palone –. Un disastro causato dall’incuria, dalla superficialità e dalla cecità del genere umano. Ancora oggi, di fronte a grandi opere e decisioni infrastrutturali, è nostro dovere ricordare il Vajont e trarne insegnamenti. Il teatro, in questo senso, diventa uno strumento potente per una memoria attiva e collettiva”.
Il teatro come denuncia civile
Lo spettacolo è un adattamento drammaturgico del celebre testo di Marco Paolini, firmato da Pierantonio Rizzato, che porta in scena anche la vicenda personale di suo padre Lorenzo Rizzato, tecnico dell’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova all’epoca del disastro. Lorenzo Rizzato, pochi giorni dopo la tragedia (il 12 ottobre 1963), sottrasse alcuni documenti tecnici che dimostravano come i rischi della frana fossero noti da tempo, ma ignorati.
Un gesto di disobbedienza civile e coraggio etico che lo mise in conflitto con il sistema, ma che contribuì a svelare le verità nascoste dietro una delle pagine più buie della gestione del territorio italiano. “È anche questo – conclude Palone – il senso della nostra rassegna: dare voce a storie vere, a cittadini che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte, che hanno pagato un prezzo alto per dire la verità. È così che si costruisce una vera cultura della legalità e della sostenibilità”.