martedì, Ottobre 14, 2025
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Assago, conferenza stampa: chi ha ucciso i fidanzatini di Policoro?

Se ne parlerà domani, venerdì 14 marzo, alle 11, nel Centro Civico in via dei Caduti

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Nella foto d’archivio, Luca Orioli e Marirosa Andreotta: i fidanzatini di Policoro

La sera del 23 marzo 1988 a Policoro furono trovati i cadaveri di una coppia di giovani fidanzati: Luca Orioli e Marirosa Andreotta. Le indagini archiviarono il caso come incidente, ma 36 anni dopo i famigliari chiedono che venga fatta luce sul caso e individuati i colpevoli della loro morte. Se ne parlerà domani, venerdì 14 marzo, alle 11, nel Centro Civico del Comune di Assago in via dei Caduti. Sarà la location di una conferenza stampa su quello che è stato definito il caso giudiziario dei “I fidanzatini di Policoro”.

Si amavano molto, e a 20 anni vivevano quell’amore come solo due fidanzatini innamorati possono fare. Ed è così che vengono ricordati Luca Orioli e Marirosa Andreotta a 36 anni dalla loro morte: i fidanzatini di Policoro. I loro cadaveri furono infatti ritrovati il 23 marzo 1988 nel bagno di casa della famiglia di Marirosa dalla madre dei lei: Luca era disteso sul pavimento mentre la giovane galleggiava nella vasca piena di acqua. Un incidente si disse al tempo. Entrambi morti folgorati da una scarica elettrica. Una versione che però non ha mai convinto i familiari che hanno sempre chiesto una riapertura delle indagini.

Ad Assago saranno presenti Olimpia Fuina Orioli, mamma “coraggio” di Luca, una delle vittime, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, il penalista che ha fatto istanza per una nuova inchiesta e i due giornalisti che si sono occupati del caso negli ultimi tre anni: ”Mi sono tenuta dentro molti particolari inquietanti che ho deciso di rivelare – afferma Olimpia Fuina Orioli – ecco perché ho chiesto di farlo nel prossimo incontro con i cronisti. Per 37 anni ho atteso che la giustizia facesse il suo corso e che la verità venisse a galla invece non è stato cosi. Ho grande fiducia negli inquirenti anche perché le carte parlano da sole”.

La speranze è che con i moderni mezzi d’indagine messi a disposizione dalla scienza il caso giudiziario può essere letto nell’unica maniera possibile: duplice omicidio. “Per questo – continua la donna – ho deciso di rivelare diversi aspetti inediti quanto terribili di quel lungo e pesantissimo calvario che ho dovuto sopportare. Luca è stato ammazzato nel pieno della sua giovinezza. Mandanti e assassini, con la complicità delle istituzioni ai vari livelli, sono rimasti impuniti. Ed è proprio di loro che voglio parlare…”.

La mamma di Luca è decisa a proseguire la sua battaglia a testa bassa, sino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, se sarà necessario:” Confidiamo nella magistratura che ha in mano gli atti – aggiunge l’avvocato Fiumefreddo – alcuni particolari dell’inchiesta sono talmente chiari che è impossibile sostenere ancora l’ipotesi dell’incidente. Chi è depositario di segreti scomodi diventa un testimone da eliminare. Anche simulando un banale incidente…”.

Di fatto la vicenda giudiziaria, nonostante le tante indagini svolte negli anni e sempre archiviate, si è chiusa senza responsabilità perché non sono stati individuati elementi diversi rispetto alla ricostruzione di un incidente in bagno per elettrocuzione. La madre di Marirosa non ha mai creduto all’incidente e ha sempre spinto per nuove indagini che negli anni anche portato alla riesumazione dei cadaveri e a una perizia che ipotizzò anche l’omicidio, ma non sono mai stati trovati elementi che hanno permesso di andare oltre delle semplici ipotesi.

A fare eco alla richiesta di Olimpia, la madre di Marirosa, c’è anche l’associazione Libera Basilicata che attraverso don Marcello Cozzi ricorda quanto sia importante “parlare di quell’accadimento”: “Su quella vicenda non si è mai conosciuta tutta la verità – le parole del sacerdote nonché presidente della Fondazione Interesse Uomo – come abbiamo più volte ribadito non ci convince il percorso giudiziario che ha approdato ad un giudizio contestabile. Un percorso accompagnato da un contesto sociale che, nella maggior parte dei casi, ha avvallato questi silenzi e ha cercato, fortunatamente invano, di portare al silenzio chi ha sempre urlato la sua sete di verità e di giustizia”.

 

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