mercoledì, Ottobre 15, 2025
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Da Peppino Impastato ad Attilio Facchetti: “Tra boom economico e radicamento della mafia. Il caso Trezzano sul Naviglio”

Se ne parla questa sera al Circolo Libertà e Lavoro di via Circonvallazione, 28 a Trezzano con Nando Dalla Chiesa e don Massimo Mapelli

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Nell’immagine, Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978

“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda. Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”. La frase è stata scritta da Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978. La stessa frase fa da imput alla presentazione della tesi di laurea “Tra boom economico e radicamento della mafia. Il caso Trezzano sul Naviglio”, di Attilio Facchetti in programma questa sera al Circolo Libertà e Lavoro di via Circonvallazione, 28 a Trezzano. Con Facchetti, saranno presenti don Massimo Mapelli, responsabile della Libera Masseria di Cisliano e Nando Dalla Chiesa.

Trezzano ha pagato un conto salato alla presenza mafiosa sul suo territorio. Famiglie storiche e meno storiche hanno segnato la città: Carollo, Ciulla, Guzzardi, Badalamenti, Ugone, sono solo alcuni dei nomi. Molti legati al capo dei capi Luciano Liggio, poi a Toto Riina, infine a Matteo Messina Danaro. Un lungo filo rosso che ha accompagnato i residenti che hanno corso il rischio di rimanere soffocati. Il simbolo della presenza mafiosa stava nelle villette del triangolo via Donizzetti, D’Azeglio, Fermi.

Oggi alcune di quelle villette sono confiscate, in altre vivono i pronipoti dei boss. Adesso, e ormai da più di trent’anni, sono i calabresi di Buccinasco a comandare il traffico di droga. Sebbene i siciliani di Trezzano sembrano muoversi sotto traccia. Uno scenario ancora tutto da capire, però. Anche perché il mondo intorno alle vecchie famiglie mafiose trezzanesi e perfino intorno ai corleonesi e ai palermitani, è molto cambiato. Quelli che una volta erano i re, attualmente sembrano essere dei comprimari. Mancanza di manovalanza? Vertici distratti da altre strategie? No! Oggi interlocutori e sistemi del narcotraffico si sono aggiornati. Forse a cogliere per primi il cambiamento sono stati i calabresi.

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