
Una volta, tuffarsi nel Naviglio era il modo più naturale per sopravvivere all’afa estiva. Bastava un costume, una manciata di amici, una giornata rovente, e il canale diventava una piscina a cielo aperto. Succedeva fino a vent’anni fa, tra riti estivi, tuffi acrobatici (più o meno riusciti) e tanta incoscienza giovanile. Ma quei tempi sembrano ormai lontani. Oggi, a farla da padrona sono i cartelli di divieto. E ad Assago il Comune ha deciso di serrare ancora di più i ranghi.
Il messaggio è chiaro: non si scherza più. Le acque che una volta sembravano allettanti refrigeri estivi nascondono, in realtà, insidie ben note a chi se ne intende: forti correnti, gorghi, mulinelli e sponde difficili da risalire. Eppure, il richiamo della “piscina urbana” resiste, soprattutto nei giorni più caldi, quando il cemento brucia e le alternative scarseggiano. Il Comune si adegua così alle indicazioni di Regione Lombardia e del Consorzio Est Ticino Villoresi, che già da tempo ribadiscono l’assoluta non balneabilità di canali, rogge e navigli. Non sono fiumi, non sono piscine, e – come purtroppo raccontano anche le cronache – possono trasformarsi in trappole mortali in pochi secondi.
Negli anni, non sono mancati incidenti. Alcuni finiti bene, altri molto meno. Per questo la prevenzione diventa essenziale. Anche con mezzi semplici: una scritta, un simbolo, una traduzione. Ma soprattutto un messaggio forte: il Naviglio può sembrare innocuo, ma non lo è. Una nostalgia che si scontra con la realtà. Se un tempo fare il bagno nel Naviglio era un’abitudine quasi folkloristica, oggi è considerato un comportamento a rischio. E ad Assago, almeno per quest’estate, si vuole evitare che qualche tuffo di troppo si trasformi in tragedia.