
La città di Porec, in Croazia, ha ospitato nelle scorse settimane i Campionati Mondiali di Taekwon-Do ITF, uno degli appuntamenti più prestigiosi per le arti marziali giovanili. Sul tatami si sono confrontati centinaia di atleti provenienti da decine di Paesi, divisi per età e livello: Pre-Junior (12-14 anni), Junior (15-17) e Senior (18 e oltre). In questo scenario di altissimo livello ha brillato Alessio Napoli, 14 anni, di Trezzano sul Naviglio, atleta della A.S.D. Do Jang Rising Hwarang di Buccinasco: ha conquistato il titolo mondiale nella categoria Pre-Junior -50 kg, portando l’Italia sul gradino più alto del podio.
Rientrato in Italia, pocketnews.it ha intervistato il neocampione del mondo.
Che scuola frequenti? Come è nata la tua passione per le arti marziali e per il taekwondo?
“Frequento l’istituto superiore Alessandrini di Abbiategrasso, sono in prima, indirizzo liceo scientifico scienze applicate con potenziamento sportivo. Ho iniziato a praticare il Taekwondo a 6 anni, perché i miei genitori volevano che imparassi a difendermi. Col passare degli anni, dentro di me è cresciuta la passione per quello che stavo facendo, è cresciuta la fame di vincere, la fame di essere il migliore. Non saltavo un allenamento, ero sempre lì, anche d’estate, anche da solo, anche con la pioggia, perché non bastano gli allenamenti in palestra, tutto questo con un solo obbiettivo: diventare un giorno un professionista. I bagni di sudore, i sacrifici e tutte quelle ore spese a migliorarmi sia mentalmente sia fisicamente erano e sono quotidiani”.
Cosa diresti ai ragazzi della tua età che non hanno una passione definita per convincerli a provare?
“Agli altri ragazzi direi di fare sport. non importa quale e non importa come, perché lo sport è vita, è salute e passione. Regala emozioni uniche se è quello giusto. Ti aiuta a migliorare la tua immagine, a lavorare su te stesso, a conoscerti e a uscire dalla tua zona confort, che molte volte ti blocca. ma tutto ciò si può fare solo con un requisito: la mentalità, che è fondamentale per un atleta”.

Puoi raccontarci cosa hai provato quando hai capito di essere il campione del mondo? E qualche avvenimento che ti ha colpito durante l’esperienza dei campionati in Croazia?
“Questo titolo è sicuramente un grandissimo risultato, che pesa sulle spalle, ma che allo stesso tempo ti spinge a dare sempre il massimo. Infatti questo è solo l’inizio, questo è solo un piccolo tassello per arrivare a realizzare il mio sogno. Mi ricordo specialmente un momento della finale, ho visto che mancavano 14 secondi al titolo, il mio avversario era a terra, così mi sono girato verso il mio coach e ho iniziato a piangere mentre tutta la nazionale gridava il mio nome. Lui mi ha detto di rimanere concentrato che mancava pochissimo. Così appena ho sentito la sirena e il timer è arrivato a a zero mi sono buttato a terra in lacrime, ripensando a tutto il lavoro che ho fatto e a quanto ho sofferto per vivere quel momento… avevo vinto ero il nuovo campione del mondo”.
Detto così, sembra un sogno. E invece…?
“ Questo è un percorso difficile, pieno di alti e bassi, momenti belli e momenti brutti, ma se una cosa la si vuole davvero bisogna rimanere concentrati e lavorare, sudare, soffrire. Bisogna saper rinunciare a tante cose, come uscire con gli amici, rinunciare a cibo non sano, lasciare da parte le solite scuse del tipo non ho voglia o lo faccio domani, il mio momento è ora, la mia occasione è adesso. Una frase che mi motiva molto è:” il dolore è momentaneo, la gloria è eterna.” Mi aiuta a spingermi oltre il limite. È stata dura ma la vista qua in cima è spettacolare, ora ho intenzione di salire ancora di più”.
A scuola cosa hanno detto quando hanno saputo della tua vittoria?
La scuola è stata informata della mia vittoria, i miei compagni di classe e quasi tutti i miei professori mi hanno fatto i complimenti ma per me ciò che conta davvero è che tutti quelli che mi hanno cresciuto e mi hanno insegnato il rispetto, siano orgogliosi di me”.











