In primo grado, il pubblico ministero, Monia Di Marco, aveva chiesto due ergastoli. Uno per l’assassino, uno per il complice che era stato condannato a 18 anni di carcere. L’accusa nei loro confronti è di omicidio volontario premeditato. In primo grado il gup Aurelio Barazzetta non aveva tenuto conto delle attenuanti: la vittima dell’omicidio era accusato di aver abusato della figlia del suo assassino per più di due anni.
Il suo complice, invece, era incensurato. L’omicidio era avvenuto nel febbraio 2019 davanti al parcheggio del supermercato Il Gigante. Quello stesso giorno, nel Palazzo di Giustizia di Milano, si era da poco concluso un incidente probatorio nel quale la bimba di otto anni (figlia di M. S., 35 anni, genero della vittima) aveva parlato degli abusi che avrebbe subito dal nonno. Poche ore dopo scattò l’agguato per l’omicidio.