Home Attualità Tutta la verità sulla farmacia dalle carte processuali

Tutta la verità sulla farmacia dalle carte processuali

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Nella foto, la farmacia comunale di via Caboto a Corsico aperta 24 ore su 24

Un omicidio, una truffa con fatture false, accertamenti della guardia di finanza. Il quadro dello stato di salute della municipalizzata corsichese tracciato dal nuovo presidente del consiglio di amministrazione

Qual è lo stato di salute delle municipalizzate di Corsico? Sono ancora in grado di svolgere il proprio compito senza diventare un problema, soprattutto finanziario, per la città? Sono domande alle quali si è tentato di rispondere ieri sera durante l’audizione davanti alle commissioni consiliari riunite in seduta congiunta, alla quale hanno partecipato il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Farmacie Corsichesi, Carlo Vaghi, e il presidente della Fondazione Pontirolo Onlus, Francesco Magisano.

Nella foto il presidente del Consiglio comunale di Corsico, Vincenzo Cirulli, e il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Farmacie Corsichesi, Carlo Vaghi

A quando la parola fine?

Della Pontirolo si parla in un altro articolo . Qui la lente è sull’odissea vissuta dalle farmacie comunali di Corsico negli ultimi anni. Qual è il punto della situazione? Molto intricato e si aspettano conferme di alcune sentenze civili e penali per poter scrivere la parola fine. Basti pensare che i danni provocati da dipendenti infedeli ammontano a 833mila euro e ne sono stati recuperati 608mila. Per la differenza si aspetta la parola dei giudici.

L’omicidio

L’antefatto è del 2 aprile del 2012 quando l’assassinio del dottor Luigi Fontana permette di scoprire tutto il marcio che covava sulla gestione della farmacia. Dopo l’arresto, infatti, l’autore dell’omicidio, Gianfranco Bona, rivela che, con la complicità di Carmelo Famà, all’epoca direttore generale delle Farmacie corsichesi Spa (azienda controllata quasi per intero dal Comune), in meno di due anni ha fatto sparire medicine (oltre 41 mila confezioni), per un valore complessivo che si avvicina ai 254 mila euro. Ulteriori verifiche permettono di scoprire che la municipalizzata vanta crediti per 114mila euro dall’azienda di Bona e 256mila da Farmacie delle Marche. L’avvocato di Farmacie Corsichese chiede all’azienda marchigiana il pagamento delle fatture. La risposta? “Mai visto nemmeno un flaconcino di vostri medicinali”.

I processi

Partono le denunce. Famà viene rinviato a giudizio. Le inchieste producono cinque processi. Uno penale nei confronti del duo Bona-Fama, uno sempre penale nei confronti di Ceccarelli e Beverina, vecchi amministratori della municipalizzata (per false fatturazioni), uno contro Famà davanti al giudice del lavoro, uno civile verso Unico, fornitore di medicinali, uno dell’Agenzia delle entrate per accertamenti tributari.

Le sentenze

La sentenza del giudice del lavoro contro Famà permette a Farmacie Corsichesi di recuperare 205mila euro, mentre la causa contro Unico si divide in tre tronconi: uno vale il rimborso di 247mila euro (la sentenza arriva dopo tre anni e condanna la Unico al pagamento di 278mila euro),  il secondo richiede danni per 193mila euro (Unico condannata ha chiesto la sospensiva e la prossima udienza è fissata per il 6 dicembre 2018), il terzo vale 60mila euro e ancora un’ulteriore condanna, ma Unico offre una transazione, rifiutata dagli amministratori della municipalizzata.

La condanna

Nel processo penale contro Famà, Farmacie Corsichesi chiede e ottiene il sequestro di una polizza vita di 176mila euro (se ne discuterà al Tribunale di Pavia il prossimo 15 maggio 2019), mentre i giudici milanesi condannano l’ex direttore a quattro anni e sei mesi di reclusione, al risarcimento di 116mila euro e al pagamento dei danni di immagine nei confronti del comune di Corsico di 13mila euro. L’appello sarà discusso il prossimo 9 gennaio 2019. Nel frattempo il processo contro Ceccarelli e Beverina, lo scorso 3 luglio è stato archiviato.

La commissione d’inchiesta

L’8 settembre 2017, invece di festeggiare l’armistizio, l’Agenzia delle entrate notifica a Farmacie Corsichesi cinque cartelle esattoriali riferite ad accertamenti sui conti del periodo 2008-2012 per un valore di 280mila euro, contestando l’elusione di imposta, cioè il mancato pagamento dell’Iva. La scoperta di questa notifica aveva spinto il consigliere di Forza Italia, Michele Valastro, a richiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta.

Il contraddittorio

Sulla questione, il prossimo 6 dicembre, ci sarà un contraddittorio con l’Agenzia delle entrate. Carlo Vaghi ha tenuto a precisare che Farmacie Corsichesi è in grado di dimostrare, anche grazie alle sentenze di primo grado o passate in giudicato, che quei farmaci non sono mai arrivati nei propri magazzini e quindi quell’Iva non è dovuta. Se invece il fisco avesse ragione, quella cifra (280mila euro) graverebbero sui prossimi bilanci della municipalizzata.

Quanto è costato

In sintesi, come si è detto all’inizio, tutta questa vicenda è costata a Farmacie Corsichesi 869mila euro, è stato chiesto il risarcimento di 833mila euro, ne sono stati recuperati 608mila. Per gli altri è necessario aspettare gli appelli.

In buona salute

Cominciato il dibattito, Roberto Masiero ha chiesto a Vaghi se, secondo il suo parere, le farmacie sono un asset che il comune deve conservare oppure no! La risposta? Farmacie Corsichesi, ha un fatturato annuo che si aggira sui 6,4milioni di euro e garantisce al socio di maggioranza, il comune di Corsico, royalty per 200mila euro all’anno. Piuttosto che pensare a dismetterla, varrebbe la pena sviluppare le sue attività.

Controlli e controllori

L’ex sindaco Maria Ferrucci, invece, ha puntato l’indice contro i dipendenti infedeli che hanno provocato danni enormi e ha chiesto come mai i revisori dei conti del tempo non si siano accorti di nulla. Se Fontana non fosse stato assassinato, e se Bona non avesse confessato, non si sarebbe scoperto nulla. Entro dicembre, ha concluso Vaghi, sarà approvato il nuovo statuto che dovrebbe scindere alcune figure di controllo ed evitare che si possano ripetere casi come quello provocato dall’accoppiata Bona-Famà.

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