La scuola, i docenti e tutto il personale deve realizzare, proprio sull’onda delle sue parole, uno svolta immediata. Adesso o sarà troppo tardi. Ogni giorno mi confronto con i miei docenti e con le famiglie su quello che sta accadendo ai nostri ragazzi e ragazze. Abbiamo adeguato i curricoli delle discipline, modificato il sistema di valutazione, introdotto correttivi alla didattica a distanza, distribuito dispositivi, implementato il servizio di psicologia scolastica.
Tutto ciò non basta. Quello che registriamo è un lento ma costante sprofondare di moltissimi alunni e alunne nella passività, nella demotivazione finanche nella depressione. I disturbi alimentari sono all’ordine del giorno; non fanno sport e non si incontrano con gli amici e le amiche. Sono reclusi, da mesi, nelle loro case ore e ore davanti allo schermo.
Il loro futuro è legato alle scelte che uomini e donne di governo, come Lei, prenderanno in queste settimane.
Con la sospensione della scuola in presenza e l’isolamento sociale, questi ragazzi e ragazze non hanno più una vita reale, fatta di esperienze, conoscenze, gioia e dolori, vittorie e sconfitte. Signor Ministro, come Dirigente scolastico credo che bisognerebbe intervenire e dare un messaggio ai docenti ricordando loro che hanno di fronte persone, a volte fragili, che cercano di reagire e che combattono per non lasciarsi andare. La bocciatura, quest’anno, sarebbe un colpo terribile e inspiegabile nella loro vita.
Signor Ministro, è il momento di spiegare cosa si intende con ‘scuola affettiva’. Oggi serve un messaggio che ricordi ai docenti il loro ruolo di educatori, di formatori, di uomini e donne che accompagnano la crescita dei loro alunni e alunne. Serve un appello, uno strumento normativo, delle linee guida che ricordi ai e alle insegnanti di parlare ai cuori dei ragazzi e delle ragazze e non solo ai loro cervelli; ci aspettiamo, come Dirigenti e come operatori sella scuola, un messaggio che ci rammenti che oggi siamo tutti impegnati a salvare una generazione e che la scuola di questi giorni deve essere fatta di ascolto, dialogo, riflessione e non solo essere il luogo per dimostrare una bella prestazione scolastica.
La scuola è ciò che resta a questi ragazzi e ragazze, il filo che li tiene legati alla vita. Hanno bisogno di vedere nei loro insegnanti un punto di riferimento, un ancóra, un luogo di ascolto, una figura affettiva. Oggi i docenti dovrebbero essere meno ‘valutativi’ ed essere più accoglienti, disponibili, pronti a confortare e sostenere; adesso è il momento di trascinarli fuori dalla solitudine e curare la loro umanità.
Ora il compito del corpo insegnante è quello di proporre un orizzonte di speranza e non solo esprimere un giudizio sul comportamento o assegnare un voto al compito in classe o all’interrogazione. Questa è la scuola affettiva che molti di noi hanno in mente.
Gentile signor Ministro, gli interventi di sostegno e di contrasto all’abbandono possono arrivare in tanti modi: con un dispositivo in comodato d’uso o con il sostegno della psicologa. Oggi però c’è bisogno di un Suo intervento per avviare un cambio di paradigma: bisogna invitare i docenti e i Dirigenti scolastici, a guardare i loro alunni e alunne non solo come studenti e studentesse, non solo come utenti del servizio pubblico, ma come persone che hanno bisogno del loro affetto e della loro attenzione. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire “Io ti vedo; io ci sono. Non mi dimentico di te”.
Manfredo Tortoreto