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‘Ndrangheta in Lombardia: il nuovo volto della criminalità organizzata

Con 4.917  richieste di istruttoria antimafia nel 2024 (in aumento del 64% rispetto  all’anno precedente), la regione si conferma "maglia nera" nazionale

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Nella foto, valige colme di contanti sequestrate durante unìoperazione antimafia da agenti della Dia
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Nella foto, valige e scatoloni colmi di contanti sequestrati durante un’operazione antimafia da agenti della Dia

Nel cuore economico d’Italia, la criminalità organizzata continua a  tessere la propria rete con strategie sempre più sofisticate e  mimetiche. È quanto emerge dalla relazione 2024 della Direzione  Investigativa Antimafia (DIA), presentata ieri in Parlamento, che conferma la Lombardia come uno degli epicentri più sensibili dell’infiltrazione  mafiosa, con particolare riferimento alla ‘ndrangheta calabrese.

50 interdittive antimafia nel 2024

Nel 2024 sono stati 50 i provvedimenti di interdittiva antimafia  adottati in Lombardia, su un totale nazionale di 760 (con un incremento  del 13% rispetto al 2023). Nei primi due mesi del 2025 se ne contano già  7, con una proiezione annua di 42. A questi si aggiungono tre preavvisi  notificati, con procedimento in corso. Questi numeri raccontano due  verità: da un lato, l’impegno crescente delle istituzioni nella  prevenzione; dall’altro, la persistenza delle organizzazioni mafiose nel  puntare alla capitale economica del Paese per reinvestire i proventi  illeciti.

Grandi opere e PNRR nel mirino

Uno dei casi più emblematici riguarda una società edile milanese  impegnata nella realizzazione di un parcheggio in Valtellina, parte del  progetto per le Olimpiadi Milano-Cortina. L’appalto, del valore di  800mila euro, è stato bloccato dopo che gli amministratori sono  risultati in contatto con esponenti della ‘ndrangheta attivi tra  Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, con ramificazioni a Buccinasco e dintorni. Un’altra azienda, anch’essa  milanese e attiva in un subappalto da 200mila euro finanziato con fondi del PNRR, è stata interdetta per i legami dei vertici con la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.

Un fenomeno mimetico e trasversale

La DIA sottolinea come, in Lombardia, le mafie abbiano adottato modelli  operativi diversi rispetto alle regioni d’origine: meno controllo  militare del territorio, più economia sommersa. La ‘ndrangheta si  infiltra nel tessuto imprenditoriale con una strategia a basso profilo, che limita l’uso della violenza e privilegia strumenti finanziari sofisticati: frodi fiscali, false fatturazioni, intestazioni fittizie,  bancarotte fraudolente e riciclaggio anche a livello internazionale. Non a caso, il 72% delle interdittive antimafia riguardanti la  ‘ndrangheta è stato emesso fuori dalla Calabria. La Lombardia, con 4.917  richieste di istruttoria antimafia nel 2024 (in aumento del 64% rispetto  all’anno precedente), si conferma “maglia nera” nazionale, complice anche l’impennata di appalti pubblici legati al PNRR.

Attività infiltrate e controllo delle opere pubbliche

L’elenco dei settori colpiti è lungo: edilizia, trasporti, ristorazione, turismo, distribuzione di carburanti, gestione dei rifiuti, movimento terra, ippica e agricoltura. La capacità di infiltrazione è tale che spesso gli imprenditori da vittime si trasformano in complici, trovando conveniente non denunciare le estorsioni quando le tangenti possono essere “copiate” fiscalmente attraverso fatture false. La relazione della DIA avverte del crescente interesse della ‘ndrangheta per il controllo delle grandi opere e la gestione delle risorse  economiche degli enti locali, dagli ospedali alla raccolta dei rifiuti. “Abbiamo già un background molto importante di esperienza, di capacità e  di risorse”, ha dichiarato il generale Michele Carbone, direttore della  DIA, confermando la capacità dell’agenzia nell’intervenire  preventivamente.

Non solo ‘ndrangheta

Sebbene la ‘ndrangheta sia la protagonista assoluta dell’infiltrazione criminale in Lombardia, non mancano i segnali della presenza di altre  mafie. A Milano, sono stati emessi provvedimenti antimafia nei confronti  di un bar e di due aziende con legami con famiglie mafiose siciliane: i  Corleonesi, la famiglia barcellonese di Messina e quella di  Castelvetrano, legata a Matteo Messina Denaro. Il caso più noto è il bar “Las Vegas” di Abbiategrasso, chiuso per i legami con Paolo Aurelio  Errante Parrino, cugino acquisito del boss Denaro e figura chiave nel  “Sistema mafioso lombardo” smantellato dall’operazione Hydra.

Tifo organizzato e criminalità

Anche il mondo del calcio è stato toccato dalle inchieste. L’omicidio di  Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di Rosarno, ha fatto  emergere legami tra la ‘ndrangheta e il tifo organizzato. L’operazione  “Doppia Curva” ha documentato come ambienti della Curva Nord del Meazza  siano stati sfruttati per attività criminali e proselitismo mafioso.

Droga, armi e alleanze mafiose

Il report conferma anche la cooperazione tra le varie organizzazioni mafiose. Cosa Nostra e ‘ndrangheta collaborano nel traffico di droga e  nel rifornimento di armi. Sono stati documentati rapporti tra cosche calabresi e la comunità sinti per la gestione e la custodia
di armi da fuoco. Nel 2024, la DIA ha portato a termine 53 attività investigative, con 309
provvedimenti restrittivi. I sequestri di beni hanno superato i 93 milioni di euro, mentre le confische hanno toccato quasi 160 milioni. Solo a Cosa Nostra sono stati confiscati oltre 104 milioni in beni.

Il focus

La criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, ha trovato in Lombardia un terreno fertile per infiltrarsi in modo subdolo ma profondo. Le istituzioni reagiscono con crescente determinazione, ma la capacità camaleontica delle mafie, unita alla complicità di una parte
del mondo imprenditoriale, rende la sfida sempre più complessa. La  partita per la legalità nella regione più ricca d’Italia è tutt’altro che finita.

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