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Dopo l’annuncio della chiusura, il sindaco Belloli chiede l’intervento del Prefetto per tutelare i 50 lavoratori a rischio della Zaf

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È calato il silenzio sullo stabilimento Zaf di Zibido San Giacomo, storica azienda del settore dei sistemi espositivi attiva dagli anni Cinquanta. Una chiusura improvvisa, comunicata senza alcun preavviso ai circa 50 dipendenti, che ha scatenato la preoccupazione di lavoratori, istituzioni e sindacati. Il sindaco Sonia Belloli, esprimendo “profonda preoccupazione per l’assenza di prospettive concrete” per i dipendenti e le loro famiglie”, ha chiesto ufficialmente al Prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, di attivare un tavolo istituzionale di confronto. Il tavolo – che potrebbe tenersi nelle prossime settimane – dovrebbe coinvolgere, oltre alla proprietà dell’azienda, anche l’amministrazione comunale, Città Metropolitana, le organizzazioni sindacali e la direzione lavoro dell’ente metropolitano.

“La Zaf è una realtà storicaa del nostro territorio – ha dichiarato il primo cittadino di Zibido – e il comune farà tutto il possibile per attivare strumenti concreti a tutela dei lavoratori e salvaguardare il tessuto produttivo locale”. Già nella giornata di ieri, gli assessori Giacomo Serra e Giovanni Navicello hanno incontrato i rappresentanti sindacali per un primo confronto e per raccogliere dettagli sulla situazione. Parallelamente è stato avviato un contatto anche con la struttura per la gestione delle crisi aziendali di Regione Lombardia, in vista del tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MiSE), previsto per domani.

Fondata oltre 70 anni fa e tuttora a gestione familiare, la ZAF ha sede nella frazione Badile, lungo la Statale 35, e un magazzino operativo nel quartiere Rinascita. I suoi prodotti – scaffalature e sistemi espositivi per grandi marchi – sono distribuiti in oltre 30 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Emirati Arabi e Libano, e sono destinati ai settori food, fashion, elettronica, intrattenimento e arredamento. Nonostante la presenza internazionale, negli ultimi anni l’azienda ha accusato un progressivo calo di ordini e difficoltà nella gestione strategica, che avrebbero contribuito alla crisi attuale. La vertenza Zaf si aggiunge a un quadro complesso per il manifatturiero lombardo, sempre più esposto a crisi improvvise, delocalizzazioni e carenza di investimenti. Gli occhi ora sono puntati sull’esito dei tavoli ministeriali e sull’impegno delle parti coinvolte nel cercare soluzioni che possano evitare l’ennesimo colpo all’economia dell’hinterland milanese.

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