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Trema la ’ndrangheta in Lombardia: si pente Rosario Barbaro, legato al clan Barbaro-Papalia

Il ‘ndranghetista è nato a Platì 50 anni fa. Ha però trascorso quasi tutta la sua vita tra Buccinasco e Motta Visconti

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pentito-Le cosche di ‘ndrangheta presenti in Lombardia, in particolare quelle di Buccinasco e in tutto il sud- sud ovest milanese, cominciano a tremare. Rosario Barbaro detto Rosi, legato a uno delle cosche calabresi più importanti nel panorama criminale, quella dei Barbaro-Papalia, è un nuovo collaboratore di giustizia. È gestito dalla Dda di Milano diretta da Alessandra Dolci. La notizia della sua collaborazione, che sarebbe iniziata due anni fa ma è stata tenuta segreta, è stata data ieri da “Il Fatto quotidiano” che ha pubblicato le prime dichiarazioni del pentito all’antimafia milanese.

Cerberus

Rosario Barbaro è nato a Platì 50 anni fa. Ha però trascorso quasi tutta la sua vita tra Buccinasco e Motta Visconti. È stato condannato assieme al fratello Salvatore per associazione mafiosa nell’ambito del processo Cerberus del 2008. I due sono figli di Domenico, alias Micu l’Australiano, già legato a doppio filo con i fratelli Domenico e Antonio Papalia, storici referenti al Nord per la ‘ndrangheta. Salvatore è sposato con Serafina Papalia, figlia del boss Rocco Papalia.

Gli equilibri criminali della regione

La collaborazione di Rosario Barbaro, il primo pentito in assoluto del clan, se confermata, è una notizia che rischia di scompaginare gli equilibri criminali di tutta la regione. Dopo oltre 40 anni di presenza criminale su Milano e di legami con politica e imprese, il clan Papalia, la più potente cosca di ‘ndrangheta nel nord Italia originaria di Platì e legata a doppio filo ai Barbaro, si ritrova un pentito in famiglia. Con quali conseguenze? Staremo a vedere

Il verbale

Rosario Barbaro avrebbe iniziato a collaborare con la procura di Milano e con i pm Stefano Ammendola e Paolo Storari, coordinati dall’aggiunto della Dda Alessandra Dolci, già nel giugno del 2021. Secondo il Fatto Quotidiano, lo certificherebbe anche un suo verbale emerso tra gli atti del Tribunale del Riesame “relativi all’inchiesta della squadra Mobile diretta da Marco Calì che solo poche settimane fa ha disarticolato la cosca Maiolo, da decenni stanziale nel comune di Pioltello a nord di Milano”.

Da Saverio a Rosario

“L’indagine – prosegue l’articolo del Fatto – ha visto nove persone finire in carcere, tra queste buona parte della famiglia Maiolo, tra cui il vecchio boss Cosimo, già coinvolto nella maxi-operazione Infinito del 2010. L’inchiesta, però, è molto più ampia e vede in totale oltre 50 indagati per mafia. Insomma, un bel guaio per i Papalia i quali, dopo la collaborazione negli anni Novanta di Saverio Morabito, legato però alla famiglia mafiosa dei Sergi anche loro di Platì e imparentati con i Papalia, non avevano mai avuto cedimenti o crepe interne all’organizzazione.

Il picciotto della “locale” di Corsico-Buccinasco

Nel verbale di 30 pagine depositato, Rosario Barbaro spiega: “Fino alla carcerazione avevo la dote di picciotto all’interno della locale di ‘ndrangheta di Corsico-Buccinasco. Il locale di ‘ndrangheta è rimasto bloccato perché c’erano stati dei problemi in Calabria. Quando sono uscito dal carcere ho commesso alcuni reati ma non necessariamente legati al mio inserimento nella menzionata locale. In Calabria c’era stata la scomparsa di Pasqualino Marando e dei due Trimboli, paesani nostri, motivo per il quale ognuno cercava di stare più riservato, temendo anche eventuali ritorsioni in quanto si potevano immaginare alleanze non corrispondenti al vero”.

Il bosso di Pioltello

Di Alessandro Manno, Rosi Barbaro conferma: “Eravamo in carcere a Pavia assieme nel 2010 circa, appartiene alla Locale di Pioltello come Capo Locale. Ci rispettavamo in carcere e ci teneva tanto all’amicizia nostra; lui voleva che facessimo gruppo e fossimo dei referenti degli altri detenuti calabresi in carcere nella nostra sezione sulle eventuali liti, discussioni o spostamenti di detenuti nelle celle. Manno era dell’idea di mantenere lo stesso controllo in carcere, ad esempio in relazione alle introduzioni di stupefacenti da parte di altri detenuti”.

Pentito che fa tremare

“Il verbale – conclude l’articolo – si chiude poche pagine dopo e dopo diversi altri riconoscimenti da parte di Barbaro. Siamo dunque alle prime battute di una collaborazione iniziata oltre un anno fa. Una collaborazione, quella di Rosario Barbaro, che fa tremare e non poco, non solo i suoi familiari affiliati ma anche buona parte del gotha mafioso che oggi opera all’ombra della Madonnina”.

 

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