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Sgominate tre bande di narcotrafficanti che avevano base a Rozzano, con diramazioni a Monza e Pavia

Si contendevano la spartizione di alcune piazze di spaccio ricorrendo anche all’uso delle armi per imporre la propria presenza o per esigere i proventi della vendita di droga

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carabiniere

 

La notizia è stata data poche ore fa. Nei giorni scorsi, invece, i carabinieri hanno notificato a 131 indagati la conclusione delle indagini preliminari di un’inchiesta cominciata nel dicembre del 2017 che ha permesso si individuare tre bande di narcotrafficanti perennemente in lotta tra di loro per il controllo del territorio.

Associazioni a delinquere

Tutti sono accusati a vario titolo di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di P.S., detenzione illegale di armi, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di valori e sequestro di persona a scopo di estorsione”.

Tre strutture criminali

L’indagine condotta dal Nucleo Investigativo, che ha fatto emergere l’esistenza nell’area sud-ovest della provincia di Milano di tre strutture criminali ben organizzate, dedite al traffico di sostanze stupefacenti prevalentemente nel territorio di Rozzano e dei comuni limitrofi, ma anche nelle province di Lodi, Pavia, Lecco, Como, Varese, Monza e Brianza, Novara ed Alessandria.

Matrice italiana, albanese e marocchina

In particolare il lavoro deli investigatori ha consentito di mettere a fuoco l’operatività delle tre distinte associazioni criminali, rispettivamente di matrice italiana, albanese e marocchina, che si contendevano la spartizione di alcune piazze di spaccio, “ricorrendo anche all’uso delle armi al fine di imporre la propria autorità o per esigere i proventi della vendita di droga, precedentemente ceduta a credito. Gli indagati ricorrevano persino al sequestro di alcuni membri di altre organizzazioni satelliti in caso di ritardo nei pagamenti dello stupefacente”.

Quinto de Stampi

Il polo logistico si trovava a Rozzano fra la frazione di Quinto de Stampi e il quartiere popolare di via Campo dei fiori, e le zone boschive ai confini con gli altri comuni dell’hinterland. Tre le organizzazioni malavitose colpite. Una è quella degli albanesi di Quinto de Stampi, fra cui diversi ragazzi immigrati di seconda generazione e con cittadinanza italiana, una seconda è italiana ed era stanziata a Campo di fiori, e la terza, marocchina, viveva fra i boschi e si occupava anche di approvvigionare alcune organizzazioni più piccole distanziate nei comuni della provincia di Varese.

La Gomorra Rozzanese

Le operazioni era particolarmente difficili perché le tre organizzazioni avevano messo in piedi un sistema di controllo del territorio simile a quello descritto nei telefilm di Gomorra, con ragazzi in motorino che controllavano la zona e individuavano le persone che non facevano parte della normalità e che non erano già conosciute, e ne segnalavano la presenza agli spacciatori, con palazzine completamente coperte da impianti di video sorveglianza, e con consegne di droga al domicilio del cliente effettuate da persone completamente sconosciute alle forze dell’ordine.

Arrestate in flagranza di reato 33persone

Sono stati  ricostruiti molti episodi di “detenzione, trasporto e consegna di stupefacenti in varie province del nord Italia”. Sono stati sequestrati 28,5 kg tra eroina, cocaina, hashish e marijuana e 7 kg di sostanza da taglio, oltre a 2 pistole, e  147 cartucce illecitamente detenute e circa 200mila euro.  Nel corso delle indagini, infine, sono state arrestate in flagranza di reato 33persone ed è stato individuato un appartamento utilizzato per lo stoccaggio dei carichi di stupefacente e come base logistica di una delle associazioni criminali.

Il maxi processo

Ad un certo punto di questi 3 anni della storia della malavita di Rozzano la banda degli italiani e quella dei marocchini si sono trovate in forte contrasto con quella degli albanesi e questo ha in parte permesso ai carabinieri di penetrare finalmente nel territorio. La provenienza della droga è invece materia di un’altra indagine non ancora conclusa. i processi a queste 121 persone si celebreranno nel corso del 2024.

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