Le accuse sono sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Il 43enne, che era presente oggi in aula ed è difeso dall’avvocato Alessandra Silvestri, viveva da solo con i bambini. Rendendo dichiarazioni spontanee, aveva spiegato di avere voluto compiere un “gesto dimostrativo” spinto dalla “esasperazione” della sua situazione.
Erano stati i carabinieri a chiedergli di andare sul posto perché l’uomo aveva chiesto di parlare con lui. Così Ferretti, accompagnato da un militare era salito al settimo piano della palazzina di via Stelle Alpine e dal balcone di un appartamento vicino a quello in cui l’uomo si era barricato, aveva cominciato a parlargli.
Poi i militari lo avevano bloccato e, dopo averlo disarmato, lo avevano ammanettato. Era in evidente stato di alterazione psicofisica. Forse ubriaco, forse aveva assunto chissà quali sostanze. Di certo vaneggiava. “Era solo un gesto dimostrativo perché esasperato”, si era difeso ieri l’uomo durante la prima udienza del processo. Oggi è arrivata la condanna.