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Omicidio Tromboni, Il Pg chiede la conferma dell’ergastolo per il fratello dell’imprenditore ucciso

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Nell'immagine, il cortile della viteria Tromboni a Rozzano e, nel riquadro, la vittima dell'omicidio, Luca Tromboni

L’assassinio era avvenuto a Rozzano nel marzo del 2015. Il movente? Problemi tra i due congiunti nella gestione della ditta di famiglia che produceva viti e bulloni

“C’è un movente potente in questo omicidio e ce l’ha solo l’imputato: la rabbia di chi si sente progressivamente escluso dall’amministrazione dell’azienda di famiglia”. Lo ha sottolineato ieri nella sua requisitoria il sostituto pg Daniela Meliota per chiedere ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano di confermare la condanna all’ergastolo di Sandro Tromboni per l’omicidio del fratello Luca, avvenuto a Rozzano nel marzo 2015.

Debiti per migliaia di euro

Stando alle indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal pm Gaetano Ruta, il movente sarebbe legato a problemi tra i due fratelli nella gestione della ditta di famiglia che produceva viti e bulloni. La vittima si era inizialmente allontanata dalla società, passando la gestione al fratello minore, il quale però aveva accumulato alcune centinaia di migliaia di euro di debiti.

L’assemblea

Su consiglio della madre dei due, Luca sarebbe quindi tornato a gestire l’azienda e in seguito avrebbe iniziato ad allontanare il fratello dall’ amministrazione. Come ricostruito dal pg, inoltre, due giorni dopo il delitto del 50enne si sarebbe dovuta tenere un’assemblea dei soci, in cui il presunto killer sarebbe stato costretto a licenziarsi, oppure, in caso di rifiuto, avrebbe subito un demansionamento.

L’arringa della difesa

“L’imputato e’ stato accantonato dal punto di vista professionale – ha sottolineato il pg – Un fatto che non poteva tollerare”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 19 settembre per l’arringa del difensore di Sandro Tromboni, l’avvocato Robert Ranieli.

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