Per tutti loro l’accusa è di “associazione a delinquere, usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento”, oltre a reati di tipo tributari e fallimentari.
Tutti sarebbero legati alla cosca Arena originaria del Crotonese. A eseguire il blitz sono stati i finanzieri di Bergamo che hanno sequestrato beni per oltre sei milioni e mezzo di euro. L’operazione si inserisce in una complessa indagine, coordinata dalla Dda di Mlano, e originariamente svolta dai Carabinieri, su delle presunte estorsioni “gestite” da alcuni soggetti ritenuti collegati alle ‘ndrine calabresi.
Lo sviluppo delle investigazioni, dopo il coinvolgimento anche della fiamme gialle per quanto riguarda gli accertamenti economico-finanziari – ha portato a ricostruire di un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro.
Un business che secondo gli inquirenti sarebbe stato realizzato dagli indagati per il tramite di almeno sette società “cartiere”, intestate a prestanome o ad imprenditori compiacenti e con sedi in Lombardia, Umbria e Calabria, così da riciclare i proventi illeciti del clan Arena di Isola di Capo Rizzuto che ha legami con ilgotha della criminalità organizzata calabrese. Nella rete tesa dagli investigatori sarebbe coinvolto anche un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, arrestato, accusato di corruzione.
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