Sindacalisti e politici al presidio organizzato davanti alla filiale di Corsico in difesa del posto di lavoro di Marica Ricutti, madre di bimbo disabile e lasciata a casa dopo 17 anni
Secondo gli organizzatori sono stati qualche centinaio, secondo l’azienda solo 47 su 1407. È come al solito una guerra di cifre. Da un lato, i sindacati che hanno organizzato uno sciopero nelle filiali di Corsico, San Giuliano e Carugate, per difendere i diritti di Marica Ricutti, la madre di due figli di cui uno disabile, licenziata dalla multinazionale svedese la scorsa settimana, dopo 17 anni di lavoro. Dall’altro l’azienda che fornisce su entrambi gli episodi versioni diverse.
Reintegrare Marica
Ieri mattina al presidio organizzato dai colleghi di Marica a Corsico c’erano un centinaio di persone compreso una delegazione del Pd composta dai segretari di Corsico, Stefano Ventura, e di Cesano Boscone, Aurelio Lombardi. Tutti, esponenti politici e sindacali hanno chiesto all’azienda svedese “di ripensare il provvedimento e reintegrare Marica, ingiustamente licenziata”.
La versione Ikea
La versione dell’azienda e di alcuni colleghi della stessa Marica è leggermente diversa. La prima sostiene che la dipendente lasciata a casa avrebbe lavorato solo qualche giorno durante gli ultimi mesi, per i secondi, troppo spesso, la stessa Ricutti utilizzerebbe i problemi dei propri figli come alibi per ottenere facility sul posto di lavoro.
Parole che commuovono
Difficile in questa fase individuare dove sta la verità. Certamente non lasciano indifferenti le parole usate dalla stessa Marica durante il presidio per denunciare il proprio stato d’animo e quello che ritiene un sopruso: «Ho dato la mia vita a questa azienda che ora ha deciso di calpestare la mia dignità di donna, mamma e lavoratrice. Non ho chiesto privilegi, ma soltanto un modo per poter conciliare i tempi del lavoro con la mia difficile vita familiare»
Lavoratori come mobili
Sarcastico il commento di Marco Beretta della Filcams-Cgil: «Ikea considera i lavoratori come dei mobili da montare e smontare a piacimento. È ora di dire basta». A Beretta ha fatto eco Pietro Bussolati, segretario metropolitano del partito di Renzi, «Chiediamo all’azienda svedese di tradurre in fatti i valori che ha sempre sponsorizzato, comprese l’attenzione al benessere dei lavoratori e la conciliazione maternità e lavoro» .
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