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La relazione semestrale sulle mafie della Dia: armi, droga, appalti e rifiuti sono il “core business” della criminalità organizzata

Nel documento della Direzione investigativa antimafia al Parlamento sono descritti gli “affari” e le modalità di sviluppo dei clan. Tutte le inchieste in Lombardia

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E’ stata pubblica questa mattina la Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023, presentata dal Ministro dell’Interno, e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del I semestre del 2023. La relazione si compone di 376 pagine che analizzano sin nei minimi dettagli la lotta, le tendenze, le necessità, gli sviluppi delle indagini delle forze dell’ordine.

Consigli comunali sciolti

Dalla sua lettura emergono scenari che in alcuni casi mettono i brividi, in altri stupiscono per le complicità che uomini senza scrupoli riescono a godere nelle proprie attività illegali. Un esempio? “Aumentano i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci”.  A dirlo il direttore della Dia, Michele Carbone, a margine della presentazione della relazione sull’attività svolta nel primo semestre 2023. “Questo soprattutto dove non arriva la corruzione – aggiunge -. Ci sono episodi di collusione negli apparati poltico-amministivi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose”.
«La corruzione costituisce lo strumento privilegiato per trasformare i potenziali nemici in alleati preziosi, con l’ulteriore vantaggio di essere silenziosa. Le intimidazioni sono risultate essere anche funzionali talvolta al condizionamento dell’operato dei pubblici amministratori, in special modo nell’affidamento di appalti di imprese vicine ai clan. Inquietanti sotto questo profilo sono stati i non pochi episodi minatori ai danni di consiglieri comunali e sindaci, in particolare nei comuni calabresi». Il direttore della Dia ha poi sottolineato che «dal 1991 al 2023 sono stati sciolti 379 consigli comunali per infiltrazioni mafiose, di cui 25 annullati a seguito di ricorso».

Meno violenza e più affari

Anche la relazione 2023 conferma che le organizzazioni criminali, si stanno adattando ai cambiamenti socio-economici e continuano a infiltrarsi nell’economia legale. Nella relazione è scritto che oggi “le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite”. Le mafie hanno messo nel mirino i fondi del Pnrr. In quest’ambito “Le richieste di avvio istruttoria state 11.890 a livello nazionale e 8 si sono concluse con esito positivo, ovverosia con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia”

I numeri

Sono oltre 29 milioni di beni sequestrati e quasi 130 milioni di beni confiscati. In particolare, ammonta a 29.130.500 euro il valore dei beni sequestrati nell’attività preventiva e a 542.343 euro nella repressiva. Confiscati beni per 120.620.101 euro con l’attività preventiva e per un valore di 8.230.00 con la repressiva. Nel dettaglio, oltre 4 milioni di beni sono stati sequestrati alla criminalità organizzata calabrese, circa due milioni a quella siciliana e 2,6 milioni alla criminalità organizzata campana. Quanto alle confische il valore dei beni sequestrati alla criminalità siciliana sfiora i 100 milioni. Tredici le attività investigative concluse dalla Dia nello stesso periodo e 63 i provvedimenti restrittivi. Allo stato – si legge nella relazione – sono in corso 295 attività di polizia giudiziaria, di cui 77 operazioni denominate (13 avviate d’iniziativa e 64 su delega) e 218 indagini relative ad accertamenti investigativi connessi a procedimenti penali.

La droga è ancora il business più redditizio

Dagli esiti delle indagini emerge comunque che la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, al livello transnazionale, continui comunque ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, a volte gestito mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web soprattutto nella fase dello smercio. “Il narcotraffico rappresenta tuttora il business criminale più redditizio, ancora la spina dorsale di tutte le mafie”, ha precisato Carbone. “Secondo i dati di un recente rapporto della multinazionale Usa Nasdaq il narcotraffico è di gran lunga il crimine che contribuisce in maniera preponderante nei flussi finanziari illeciti globali – ha spiegato il generale Carbone – nel riciclaggio di denaro sporco, parliamo di 780 miliardi di dollari su un valore di affari mondiale criminale ben 100 miliardi di dollari, possiamo paragonare questa cifra a quello che sarà il debito pubblico italiano secondo una stima per il 2025”.

Il gioco illegale

C’è anche il gioco illegale nella Relazione semestrale della Dia. Come si legge nel documento integrale, le attività di contrasto hanno confermato i tradizionali interessi tra cui c’è anche quello “del gioco e delle scommesse online”. Le attività di Polizia anche sul piano patrimoniale hanno inoltre “evidenziato la tendenza da parte dei principali gruppi mafiosi a garantirsi la gestione, diretta o indiretta, di società concessionarie di giochi e di sale scommesse, anche solo imponendo l’installazione di slot machine in bar o tabaccherie”. In Campania le infiltrazioni interessano in gran parte il settore dei “giochi e le scommesse, in particolare la distribuzione delle slot machines nei bar, nelle sale giochi e nelle ricevitorie”.

Traffico di armi

«La lotta alle mafie registra un aumento cospicuo di sequestri di armi anche da guerra. Il sequestro delle armi è un dato comune a tutti i Paesi dell’Ue, non solo il territorio italiano anche se ci sono difficoltà investigative a collegare la provenienza delle armi. Emblematica è l’inchiesta svolta in Calabria dove è stato accertato che un gruppo di ‘ndrangheta, riconducibile a Rocco Morabito, aveva offerto a criminali brasiliani un container di armi, che avrebbe ricevuto da un gruppo pachistano, in cambio di spedizione di cocaina verso il porto di Reggio Calabria».

Network criminale

Ma c’è dell’altro. «La ‘ndrangheta, nata come ordine malavitoso di tipo rituale essenzialmente ed esclusivamente calabrese, da tempo ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati, con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali. «La disponibilità di ingenti capitali derivanti dal ruolo rilevante nel narcotraffico internazionale – spiegano gli investigatori della Dia – unita a una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico, hanno permesso alla ‘ndrangheta di consolidare rapporti con le più importanti organizzazioni criminali omologhe del Centro e del Sud America. Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono diventate cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia. Analoghe considerazioni valgono per gli Stati Uniti ed il Canada, ove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta».

Cosa è accaduto in Lombardia?

Secondo gli investigatori, “Il contesto regionale, caratterizzato da un modello economico e produttivo efficiente e trainante, rappresenta per i gruppi criminali di tipo mafioso un’ottima opportunità di riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti e per questo da infiltrare senza ricorrere a metodi violenti. Ricerca di consenso e di accettazione da parte degli operatori economici è l’obiettivo di organizzazioni come la ‘ndrangheta il cui consenso sociale è in crescita, proprio perché soggetti, la cui appartenenza a contesti mafiosi è conclamata, sono considerati dagli operatori socio-economici locali interlocutori affidabili con i quali concludere affari”

Dark web e comunicazioni cryptografate

Nel semestre le inchieste hanno fatto registrare, in indagini incentrate sul traffico e spaccio di stupefacenti, la presenza, in posizioni di vertice, di alcune figure contigue ad organizzazioni mafiose calabresi e campane attive nelle rispettive regioni di origine. Si conferma nel comparto del narcotraffico il ricorso, da parte di diverse strutture criminali, a prescindere dal loro livello di organizzazione, agli innovativi canali di comunicazione nel tentativo di eludere l’azione di contrasto: dark web e piattaforme di comunicazione cryptografate sono, infatti, i nuovi strumenti che si sono rapidamente diffusi tra narcotrafficanti e pusher.

Olimpiadi di Milano-Cortina 2026

Importanti le verifiche antimafia nei confronti delle imprese interessate alle opere collegate al Pnrr e a quelle connesse alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. In questo quadro, sono stati adottati provvedimenti interdittivi1 che hanno riguardato per lo più imprese aventi legami con la ‘ndrangheta. L’infiltrazione della criminalità organizzata calabrese nell’economia lombarda è altresì desumibile dalle interdittive disposte dalle Prefetture nel primo semestre 2023, prevalentemente riconducibili a società con elementi di criticità collegati alla ‘ndrangheta. In tema di beni sequestrati e confiscati, i dati aggiornati al 30 giugno 2023, vedono la Lombardia in una posizione rilevante a livello nazionale in quanto, con 3.285 immobili confiscati, è al quinto posto dopo Sicilia (16.601), Campania (6.593), Calabria (5.056) e Lazio (3.594).

Le “locali” della ‘ndrangheta

La principale struttura organizzativa di ‘ndrangheta, la cosiddetta camera di controllo, denominata appunto, la “Lombardia”, è sovraordinata ai locali presenti nella Regione e in collegamento con la casa madre reggina. Nella Regione, risulterebbero operativi 24 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico-Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano- Lonate Pozzolo), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno e Giussano, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte) e Pavia (locali di Pavia e Voghera).

Ristorazione ed edilizia nel mirino

Dall’esame dei provvedimenti interdittivi emessi, è emersa una propensione dei gruppi criminali mafiosi a essere presenti in una pluralità di settori economici e imprenditoriali. Quello della ristorazione è risultato indubbiamente il più attrattivo. Con riferimento alla ‘ndrangheta sono emersi interessi anche nell’edilizia, in ambito immobiliare e nella manutenzione e riparazione di autoveicoli, come accertato in sede di istruttorie antimafia svolte dalla Prefettura di Milano, che hanno consentito di emettere 3 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante aziende attive nei citati settori economici. Le Prefetture di Varese e Lecco, inoltre, hanno disposto singoli provvedimenti a carico di imprese attive, rispettivamente, nella raccolta di rifiuti solidi urbani e nella formazione per le imprese.

Imprenditori senza scrupoli

L’interesse di gruppi delinquenziali, anche non collegati alla criminalità organizzata, permane pure nella commissione dei reati connessi allo stoccaggio di rifiuti in discariche, false dichiarazioni spesso contestuali ad ipotesi di riciclaggio, autoriciclaggio e
fatturazioni per operazioni inesistenti. Tali pratiche criminali risultano particolarmente remunerative poiché garantiscono profitti ragguardevoli a fronte di un rischio sanzionatorio inferiore ad altre ipotesi di reato. Le operazioni concluse nel semestre nel business del traffico illecito di rifiuti, hanno fatto emergere gli interessi illeciti di imprenditori senza scrupoli attivi nel settore.

I blitz a Milano e nell’area metropolitana

Nell’ambito della gestione dei rifiuti, il 15 febbraio 2023 i Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano, con il supporto di Europol, della Polizia tedesca (BKA) ed il coordinamento dei canali di cooperazione internazionale di Eurojust, hanno eseguito 18 provvedimenti cautelari personali e reali. Le indagini, estese anche all’estero, si sono concentrate su un giro di denaro ritenuto provento di traffici illeciti di rifiuti, superiore a 90 milioni di euro, transitato sui conti di società italiane, tedesche e ungheresi e verosimilmente reinvestito in ulteriori attività, anche illecite. La genesi dell’operazione è riconducibile ad altra inchiesta9 del 2020 nell’ambito della quale erano stati arrestati 16 soggetti per reati di natura ambientale.

Cascina Guascona

Ancora il 2 marzo 2023 i Carabinieri e la Guardia di finanza di Milano hanno proceduto al sequestro preventivo di un impianto di trattamento rifiuti sito a Milano e del relativo profitto per un ammontare complessivo di 8 milioni di euro circa. I 7 indagati, di cui 4 residenti in Lombardia, sono indiziati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti in concorso, gestione di rifiuti non autorizzate, falsità in registri e notificazioni. Dall’indagine è emerso che gli indagati avrebbero accumulato, in un impianto della frazione di Cascina Guascona, tonnellate di rifiuti “sporchi” (non sottoposti al previsto trattamento) poi venduti come materie prime a una ditta impegnata nella costruzione della tangenziale di Novara.

Metropoli Hidden Economy

Come detto altre operazioni hanno rilevato come il traffico di droga si presenti sempre attrattivo per i sodalizi. Il 27 marzo 2023 il Gip del Tribunale di Milano, a seguito di rito abbreviato, ha pronunciato la sentenza10 di condanna nei confronti di 9 soggetti, imputati nell’ambito dell’operazione “Metropoli Hidden Economy”. Le prime misure cautelari sono state eseguite il 6 settembre 2022 dalla Guardia di Finanza di Milano e Pavia nei confronti di 13 soggetti, indagati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti (hashish e cocaina), acquisto e detenzione di armi da guerra, intestazione fittizia dibeni ed associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative.

Operazione “Money Delivery”

La Guardia di finanza di Milano, il 3 maggio 2023, ha dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo12 che ha interessato 40 indagati indiziati a vario titolo dei reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità e degli ingenti quantitativi. L’operazione, denominata “Money Delivery”, ha preso le mosse da un Ordine di Investigazione Europeo e dall’analisi della messaggistica di piattaforme di comunicazione criptata utilizzate su smartphone dedicati. Numerosi sono stati i carichi di stupefacente importati dal Nord Europa alla Lombardia, quantificati in circa 645 kg di cocaina, 240 kg di hashish e 30 kg di chetamina, come ricostruito dagli inquirenti anche sulla base dei contenuti delle chat criptate.

Operazione “Eureka”

Contemporaneamente, a Genova e a Reggio Calabria, i Carabinieri e la DIA  hanno eseguito altri provvedimenti restrittivi nell’ambito di inchieste connesse a quella milanese, tutte confluite, sotto il coordinamento della Dna, nella più vasta operazione “Eureka”. Queste inchieste si sono sviluppate mediante la cooperazione giudiziaria e investigativa europea di Eurojust, Europol, @On E del progetto Interpol I-Can. L’operazione “Money Delivery”, nello specifico, ha colpito due diverse associazioni attive nel traffico di stupefacenti (operanti nell’area milanese, in Calabria e in Campania) e ha documentato il coinvolgimento negli illeciti di alcuni soggetti contigui alla criminalità organizzata calabrese e campana. Il successivo 23 giugno 2023, nell’ambito della stessa inchiesta, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo, richiesto dalla locale Dda al Tribunale di Milano avente ad oggetto, tra l’altro, una società operante nel settore dei traslochi e una ditta individuale attiva nel commercio al dettaglio di prodotti alimentari operanti nella provincia di Varese. Il provvedimento ablativo è scaturito dagli accertamenti economico-finanziari che hanno consentito di quantificare in oltre 15 milioni di euro il profitto del traffico di stupefacenti.

Operazione “Barrios”

Un’altra operazione antidroga, denominata “Barrios”, si è conclusa il 26 aprile 2023 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi disposti nell’ambito di due distinti e convergenti procedimenti penali. Le misure cautelari hanno complessivamente riguardato 30 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico (anche transnazionale) e spaccio di stupefacenti, riciclaggio, estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. I sodalizi  coinvolti, che anche in questo caso si erano muniti di smartphone criptati, erano dediti all’importazione di stupefacente dalla Spagna ed alla successiva distribuzione in diversi quartieri di Milano (Barona, Gratosoglio, Comasina, Quarto Oggiaro) e nei Comuni di Rozzano e Bruzzano. Dalle indagini sarebbe altresì emersa una rete di vendita di stupefacenti all’interno del carcere milanese di Opera, realizzata con la complicità dei familiari di alcuni detenuti che erano in contatto con spacciatori attivi nei quartieri periferici del capoluogo e che riuscivano a introdurre all’interno dell’istituto droga e criptofonini. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 240 mila euro in contanti e 329 kg di stupefacente tra cocaina, hashish e marijuana.

Operazione “Crypto”

Anche con l’operazione “Crypto”, conclusa il 27 giugno 2023, si è registrato l’utilizzo da parte delle consorterie di piattaforme di messaggistica criptata, poi decodificate dai collaterali organismi internazionali e dell’Unione Europea. L’inchiesta, incentrata sul traffico di droga proveniente dall’Ecuador e dalla Spagna, si è conclusa con l’esecuzione di una misura cautelare18 nei confronti di 30 soggetti indiziati a vario titolo per associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio e
traffico di armi da fuoco comuni e da guerra. Dagli atti giudiziari è emerso che lo stupefacente, occultato in container, approdava nel porto di Gioia Tauro (RC) per poi essere destinato a Milano. L’associazione aveva stabilito la propria base operativa nel capoluogo lombardo da cui uno degli indagati intratteneva i contatti con i complici calabresi incaricati dell’estrazione della droga dal porto di Gioia Tauro e della spedizione a Milano. Parallelamente, è emerso un illecito commercio di armi da guerra (mitragliette, fucili da assalto, pistole, nonché bazooka e bombe a mano) che alcuni indagati acquistavano da un fornitore, condannato all’ergastolo per omicidio aggravato ed associazione mafiosa, che approfittava di benefici carcerari e permessi premio.

Da Milano alla Spagna e ritorno

In Italia e all’estero, il 27 giugno 2023, i Carabinieri hanno eseguito, in particolare a Cinisello Balsamo, Muggiò, Giussano, Cesano Maderno, Carate Brianza, Dalmine e Alicante in Spagna (in sinergia con le Autorità spagnole), una misura cautelare19 nei confronti di 15 soggetti a vario titolo indagati per associazione finalizzata al traffico transnazionaledi stupefacenti, tra i quali figurano 3 stranieri (un ecuadoriano, un gambiano e un albanese). Il gruppo criminale, mediante iltrasporto su gomma, approvvigionava dalla Spagna quantitativi ingenti di hashish e marijuana che venivano successivamente distribuiti nelle province di Milano, Monza-Brianza, Bergamo e Cremona. Anche in questo caso, le indagini, sviluppate grazie ai canali di cooperazione internazionale attivati tramite l’emissione di un ordine europeo d’indagine, hanno permesso di ricostruire l’utilizzo delle medesime piattaforme informatiche di messaggistica criptata a vantaggio dell’attività criminosa del gruppo.

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