
Era imputato dell’assassinio dello zio avvenuto a Cesano Boscone nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2024. A un anno esatto dall’omicidio di Roberto Parisi, 41enne di Sedriano, ieri, il nipote Antonio Iannetti, cesanese, è stato condannato a 14 anni di reclusione. La pena è stata inflitta dal giudice del Tribunale di Milano, Giulio Fanales. Al termine del dibattimento, il pubblico ministero, Eugenia Bianca Maria Baj Macario, aveva chiesto una condanna a 16 anni.
L’omicidio era avvenuto nel bel mezzo di una lite scoppiata in via don Luigi Sturzo, che si dipana tra le case popolari del quartiere Tessera. I due, stando a quanto accertato durante le indagini, si erano incontrati per discutere sulla relazione che lo zio aveva intrapreso con l’ex fidanzata di Iannetti. Una discussione che pian piano era degenerata. Iannetti aveva estratto un coltello e aveva colpito il suo presunto rivale con più fendenti. Parisi era stato soccorso e trasportato in codice rosso al San Carlo, dove era morto poco dopo.
Iannetti, da parte sua, si era si era costituito presentandosi nella caserma dei carabinieri. A sua difesa aveva detto di aver reagito a una serie di pugni che Parisi gli aveva tirato: “Ho reagito, ho preso il coltello e l’ho colpito”. Durante l’interrogatorio aveva raccontato dell’astio che era montato, con il trascorrere del tempo. Secondo la sua confessione, lo zio aveva tradito la sua fiducia dando vita a una relazione con la sua ex fidanzata. “Io volevo bene alla mia ex compagna e anche a mio zio, eravamo molto legati e proprio per questo ho vissuto come un’ingiustizia quello che lui mi ha fatto. Lui non mi ha mai detto che era dispiaciuto, ma anzi mi ha detto che non era abbastanza quello che mi aveva fatto e che io me lo meritavo“.
“Io invece volevo che si scusasse con me – aveva raccontato –. Lui si è voltato e mi ha dato un pugno. Io ho reagito e ci siamo dati pugni e calci. A un certo punto non ci ho più visto. Mi sono ripreso quando mi sono accorto che avevo una mano insanguinata”. Aveva negato di aver portato l’arma con lo scopo di colpire lo zio, spiegando che quello era un “coltellino d’emergenza per tagliare corde e cinghie”. “Mi sono ricordato che l’avevo e l’ho tirato fuori per difendermi”. Il giudice non gli ha creduto e lo ha condannato per omicidio volontario.
I fatti non sono andati così le prove dicono altro ‘ Iannetti non aveva nessun livido sul corpo al momento dell’arresto,invece Roberto Parisi ha ricevuto 13 coltellate e varie lesioni e fratture su tutto il corpo! Una pena troppo breve per la brutalità che ha usato! Roberto Parisi non era una persona litigiosa assolutamente !