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Castello, la farsa del recupero non ha mai fine

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Alla prima nevicata o forte pioggia, il tetto rischia di crollare con devastanti conseguenze sulla struttura. È il destino del Castello di Cusago se non si interviene in tempo. Proprietà indifferenti al suo degrado hanno impedito che tornasse a nuova vita. L’ultima vicenda ha ferito profondamente l’animo dei cusaghesi: dopo più di un anno di trattative per l’ingresso del comune nella gestione del maniero, i proprietari hanno preferito fare le valige e cedere l’immobile a un nuovo attore

Se non fosse che in ballo c’è il futuro del castello e dell’identità culturale di un intero paese, gli aspetti paradossali di questa vicenda potrebbero essere la trama di una farsa tragico-comica di cui si sono recitati i primi atti e non si sa quando potrà concludersi. Il Castello di Cusago intanto corre il rischio che i tetti crollino. Basterebbe una nevicata appena appena intensa e le coperture del maniero potrebbero franare portandosi dietro importanti parti della struttura.

Gli attori della commedia

Gli attori principali della commedia sono i titolari della società Il Castello di Cusago srl, proprietaria sino allo scorso febbraio del Castello Visconteo.  I quali, quando la storia pareva si stesse felicemente concludendo, hanno comunicato all’Amministrazione comunale di aver ceduto il 100% delle quote della società a un nuovo acquirente. In questo modo hanno mandato a gambe per aria tutto il lavoro svolto dal sindaco Daniela Pallazzoli e dalle associazioni presenti sul territorio che avevano studiato un progetto per dare un nuovo futuro al simbolo di Cusago. In che cosa consisteva l’operazione? Nell’acquisizione da parte dell’ente pubblico di una quota del 51% del Castello con conseguente intervento sul tetto e successiva creazione di una Fondazione di Partecipazione.

La farsa

La farsa affonda le sue radici nelle varie società che si sono succedute nella proprietà del castello. Nessuno di loro ha mai avviato un serio piano di recupero del gioiello cusaghese. Prende però vigore nel dicembre 2015, quando il sindaco Pallazzoli e un rappresentante della proprietà del Castello si recano in Fondazione Cariplo discutere la possibilità di accedere ai fondi messi a disposizione dalla fondazione per operazioni di recupero culturale. Qui scoprono che può accedere ai fondi solo l’ente pubblico, che dovrà avere la proprietà e disponibilità del 100% del bene per un periodo minimo di 30 anni. Scoprono anche che un altro soggetto ammissibile per la richiesta di risorse è la Fondazione di Partecipazione. Il guaio è che non è stata ancora costituita.

L’allarme tetto

Scatta l’allarme tetto. Si scopre che le sue condizioni sono talmente deteriorate che corre il rischio di crollare da un momento all’altro. Allora, la società proprietaria del Castello invia alla Soprintendenza di Milano la richiesta di nulla osta per l’intervento di rifacimento integrale delle coperture e chiede la collaborazione dell’architetto Alvise Reverdini, esperto di restauri. I cusaghesi tirano un respiro di sollievo. Forse è la volta buona che il loro castello torni a nuova vita.

Tutti uniti per il salvataggio

L’entusiasmo per il salvataggio è contagioso. Si susseguono i sopralluoghi nel castello cui partecipano esponenti del Politecnico di Milano, la Soprintendenza di Milano, il Comitato Tecnico Permanente per il Castello, la proprietà, il sindaco e cittadini interessati a collaborare per il recupero del bene. Viene anche approvata con delibera di giunta la convenzione quadro tra Comune di Cusago e Politecnico di Milano per una “Conservazione del costruito e del paesaggio culturale nel territorio di Cusago”. Entra in scena anche la Regione Lombardia che convoca il sindaco Pallazzoli per valutare il coinvolgimento della stessa Regione nel progetto di recupero di “un bene storico di valenza nazionale”. Le cronache del periodo riportano che “l’Assessore con delega al bilancio esprime grande interesse per il progetto e propone la valutazione di una possibile stipula di un Accordo di programma”.

Il parere del Ministero

In seguito alla richiesta inviata dal Comune di Cusago, entra in scena anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che esprime il suo parere sulla possibile acquisizione del 51% del Castello. Il Ministero attesta “l’indispensabilità e indilazionabilità dell’acquisizione del Castello Visconteo da parte del Comune di Cusago”.

La doccia fredda

Tutto sembra procedere per il meglio. E invece… Dopo un anno di trattative frenetiche, di incontri con i residenti, di riunioni con banche e istituti finanziari per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie ad avviare il progetto, i titolari della società Il Castello di Cusago annunciano di aver venduto il maniero a un’altra società. La notizia viene comunicata dallo stesso sindaco Pallazzoli durante un Consiglio comunale dello scorso febbraio, in risposta alle interpellanze presentate dal Gruppo Consiliare Tempo di Dialogo per Cusago e dal Gruppo consiliare Tradizione e innovazione per Cusago e Monzoro. L’informazione gela tutti i presenti e tutti coloro che avevano sperato in una svolta.

La nuova proprietà

I vertici della Castello di Cusago srl, ignorando tutte promesse fatte durante un anno intero di trattative, comunicano solo la data di stipulazione del rogito e il nome del soggetto che ha acquisito la società stessa, la Finscott srl, senza spiegare quali sono gli obiettivi che si è prefissato il nuovo acquirente. Qualche giorno dopo si scopre che il passaggio di proprietà dovrebbe avvenire tra giugno e ottobre 2016 e che si deve ancora aspettare per ottenere il nulla osta della soprintendenza per procedere al rifacimento del tetto. 
 

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