
Proibito fare i bagni nel Naviglio e nei canali di derivazione. Il divieto è stato ribadito in un comunicato diffuso ieri dal Consorzio Villoresi che gestisce le risorse idriche dello stesso Naviglio grande, Naviglio Pavese, Naviglio Martesana. “Con il caldo estivo – denuncia il documento – si ripropongono purtroppo tuffi e bagni nei canali, assolutamente non autorizzati in quanto estremamente rischiosi”. Come ogni anno in questa stagione, il consorzio ribadisce il divieto assoluto di balneazione che vige su tutto la rete di canali e rogge gestite. In realtà c’è chi il bagno lo fa (e anche i tuffi), naturalmente illegalmente.
Pericolo reale
I motivi del divieto sono noti. La presenza di paratie, il formarsi di correnti, in alcuni tratti molto forti, e la conformazione delle sponde rappresentano alcuni tra i pericoli che corre chi si butta in acqua, cercando refrigerio dall’afa estiva. Si tratta di pericoli reali che non vengono presi in considerazione. Invece, ogni estate la cronaca riferisce di diversi annegamenti di cui spesso i protagonisti sono i più giovani. Nonostante in passato venissero usati per gare di nuoto e altri sport acquatici, adesso nei navigli è vietato fare il bagno, bisogna farsene una ragione. I motivi? Per la corrente forte, l’acqua alta, i detriti pericolosi sul fondale, le sponde alte difficili da risalire e per la mancanza di un bagnino che stia attento ai bagnanti.
I procacciatori di like
In tempi in cui i social dominano su tutto, però, la sfida dell’estate prevede il tuffo dai parapetti del Naviglio Grande da Abbiategrasso sino a Milano passando per Corsico, Buccinasco e via via discorrendo, dal ponte della Chiesa di San Cristoforo alla Darsena. Per i procacciatori di like, più è vietato, meglio è. Se qualcuno prima di tuffarsi pensasse a cosa c’è nel Naviglio grande? Oltre alle papere, le anatre, le nutrie, i cavedani ci sono anche i topi, talvolta anche le biciclette del bike sharing e infine la spazzatura di chi non ha alcun rispetto per l’ambiente.
Comportamenti responsabili
Sulle alzaie esiste una segnaletica che, tra le altre cose, evidenzia appunto il divieto di balneazione. Quel che manca è un’attività di sorveglianza, che il personale consortile non riesce a garantire se si considera l’estensione della rete tra canali principali e rete derivata. Servirebbe l’aiuto delle amministrazioni locali, ma non sempre, anzi quasi mai, è concreto. In contemporanea con l’appello sul rispetto del divieto di balneazione, il consorzio ha lanciato una campagna sui “comportamenti responsabili rispetto al transito sulle strade alzaie, dove spesso pedoni, runner e ciclisti faticano a condividere gli spazi in modo civile”. Il traffico e il notevole afflusso di persone, l’elevata velocità delle biciclette e la disattenzione generale sono alla base di numerosi tra gli incidenti verificatisi: cadute e urti che provocano in alcuni casi anche gravi traumi