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Un debito di 590mila euro mette a rischio i conti del Comune di Trezzano

La cifra dovrà essere versata come risarcimento a un imprenditore che aveva comperato dal comune un’area in via Fucini, poi risultata essere inquinata

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Un altro pasticcio emerso dalle pieghe della burocrazia sta per abbattersi sulle casse del Comune di Trezzano. Un pasticcio che potrebbe costare 580mila euro a carico dei contribuenti e quindi risultare indigesto. Di cosa si tratta e chi lo ha confezionato? Sul cosa si tratta adesso lo spieghiamo. Scoprire chi lo ha confezionato e solo una pia illusione. Capita quasi sempre così quando uno scandalo coinvolge le amministrazioni pubbliche e Trezzano non fa eccezione.

Via Fucini

Orbene, la vicenda riguarda un terreno che si trova in via Fucini all’angolo con via Mascheroni, dalle parti del cimitero nuovo. Lì c’è un’area edificabile secondo il piano regolatore, di circa 650 metri quadrati di proprietà del Comune che due anni fa fu venduta a un imprenditore per circa 40mila euro. Un vero affare? Mica tanto almeno per le casse comunali, perché nello stesso momento in cui l’acquirente comincio i lavori per realizzare i suoi progetti, scoprì che il terreno era inquinato e quindi, senza una preventiva bonifica, lì non si poteva costruire alcunché.

La mazzata

L’imprenditore in questione, però non se ne è stato con le mani in mano. Ha denunciato il Comune chiedendo il risarcimento dei danni. Che gli è stato riconosciuto: 150mila euro “per danno indiretto” e 430mila euro per la bonifica. Il totale, compreso gli oneri accessori fa 490mila euro. Una vera mazzata.

Fuori bilancio

Dove trovare i soldi, visto che quella spesa non era prevista? La formula è sempre la stessa: il riconoscimento del debito fuori bilancio. La transazione doveva essere discussa nel Consiglio comunale del 27 settembre appena trascorso. Scelta presa in Commissione Finanza e poi ribadita nella riunione dei capigruppo che sempre precede l’assise cittadina. All’improvviso, però, il punto che doveva essere iscritto all’ordine del giorno, è misteriosamente sparito, “per approfondimenti”, secondo la versione fornita da i tira i fili in municipio.

L’alt dei revisori dei conti

“Accantonamento prudenziale” è la formula utilizzata. In verità, la questione non è stata affrontata perché la documentazione era priva del parere dei revisori dei conti che, prima di dare il loro ok hanno chiesto “ulteriori approfondimenti”. Approfondimenti richiesti anche dalla minoranza presente in Consiglio comunale tramite un’interrogazione sottoscritta da Villa Zina del M5stelle che contiene domande invero interessanti. Quali?

Le domande

Chi, come e perché, nel 1981, l’area è stata acquisita e inserita tra le proprietà comunali? Fu acquistata, o ceduta quale standard? Sono state fatte delle verifiche o delle perizie sul suo “stato di salute” prima di inserirla nel patrimonio pubblico? Prima di venderla nel 202, è stata forse effettuata una stima per stabilire il valore esatto dell’area? Chi ha stabilito che valesse 40mila euro, quando i valori di mercato erano (da due a tre volte) molto più alti? Chi ha deciso di venderla?

La Commissione

Domande che aspettano una risposta. E a questo proposito, per il 17 ottobre è stata convocata la Commissione Trasparenza durante la quale l’amministrazione comunale dovrebbe fornire tutti i documenti necessari ad una corretta valutazione della vicenda e tentare di far luce su cifre e responsabilità. Il rischio è che ci si trovi di fronte a una vicenda simile a quella che è costata la poltrona all’ex comandante della Polizia locale Genna, ritenuto l’unico responsabile del caso della auto pignorate lasciate per anni, se non decenni, nei depositi giudiziari e che avevano fatto maturare un debito di circa 600mila euro sulle casse comunali. Debito risolto solo grazie a una transazione che lo ha ridotto a poco meno di 150mila euro.

 

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