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Trezzano si interroga sul fenomeno della tratta e dello sfruttamento sessuale delle donne

Il dibattito( alle 21 nel Centro socio culturale di via Manzoni) prenderà il via dopo la messa in scena dell’installazione teatrale NOBODY

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Domani  6 dicembre, Trezzano ospiterà un incontro durante il quale approfondire il fenomeno della tratta e dello sfruttamento sessuale delle donne. L’incontro aperto al pubblico è organizzato dalla cooperativa Lule Onlus e dall’ Associazione Demetra Donne.
Esperti  discuteranno della misura del fenomeno in Italia così come dei percorsi che portano le persone a essere vittime di tratta e/o di sfruttamento sessuale, dal reclutamento ai sistemi di controllo, fino alla volontà e alle difficoltà per uscire dal circuito dello sfruttamento.Il dibattito( alle 21 nel Centro socio culturale di via Manzoni) prenderà il via dopo  la messa in scena dell’installazione teatrale NOBODY – Viaggio sensoriale attraverso la tratta e lo sfruttamento sessuale  (in calendario il 26 e 27 novembre)

I numeri della tratta e dello sfruttamento in Europa e in Italia

Secondo i dati pubblicati da “Save the children”, in Europa 1 vittima su 4 è minorenne e l’obiettivo principale dei trafficanti di esseri umani è lo sfruttamento sessuale. Sono infatti 20.500 le vittime, registrate tra il 2015 e il 2016, di questo sistema violento e senza scrupoli e il 56% dei casi riguarda la tratta a scopo di sfruttamento sessuale.

Nello stesso periodo, in Italia le vittime di tratta accertate sono state 1.660, con un numero in costante aumento di minorenni coinvolti. Un aumento riscontrato anche direttamente dagli operatori del nostro progetto Vie d’Uscita, che nel 2018, in 5 regioni, hanno intercettato 2.210 vittime di tratta minori e neo-maggiorenni. Un numero cresciuto del 58% rispetto all’anno precedente.

Vittime sempre più giovani

Le vittime di tratta e di sfruttamento sono sempre più giovani. La conferma arriva dai 74 nuovi casi di minori che sono riusciti a uscire dal sistema di sfruttamento nel 2018 in Italia e presi in carico dai programmi di protezione istituzionale: 1 su 5 non supera i 15 anni e 9 su 10 erano sfruttati sessualmente.

I Paesi di provenienza delle vittime

Le ragazze che sono maggiormente esposte al traffico delle organizzazioni e reti criminali provengono dalla Nigeria o dai Paesi dell’est europeo e dai Balcani. Le vittime di tratta intercettate attraverso il progetto di Save the children, Vie d’Uscita, 2.210 nel 2018, provengono per il 64% dalla Nigeria e il 34% da Romania, Bulgaria e Albania.

Come funziona il fenomeno della tratta in Italia

Il business della tratta internazionale a scopo di sfruttamento sessuale in Italia si basa su un sistema in continua evoluzione, che si adatta al mutare delle condizioni. Ad esempio, nel 2018, un editto di Emware II, massima autorità religiosa del popolo Edo, ha dichiarato nullo il rito Julu, utilizzato dai trafficanti per soggiogare le vittime. Il sistema della tratta si è così prontamente spostato da Benin City (Edo State) più a sud, nel Delta State.

Le ragazze e le donne che partono dalla Nigeria, prima di arrivare in Italia, devono attraversare la Libia dove subiscono abusi e violenze. Successivamente, se riescono a fuggire, attraverseranno il Mediterraneo per giungere in Italia. Qui le difficoltà non finiscono: devono restituire alla maman, la figura femminile che gestisce il loro sfruttamento, un debito di viaggio che raggiunge i 30.000€ e sono costrette a “lavorare” fino a 12 ore a notte, per 10-20€ a prestazione. Tuttavia buona parte dei soldi che raccolgono servono per pagare vitto, alloggio e vestiti, spesso anche per il posto in strada dove si prostituiscono e così facendo l’estinzione del debito diventa quasi irraggiungibile.

Per quanto riguarda la tratta dai Paesi dell’est Europa il reclutamento delle vittime avviene con metodi sempre più efficaci, come ad esempio in Romania, dove le testimonianze raccolte hanno rilevato l’esistenza di “sentinelle” dei trafficanti che individuano in anticipo negli orfanotrofi le ragazze che stanno per lasciare le strutture al compimento dei 18 anni, e mettendo in atto un adescamento su finte promesse d’amore e di un futuro felice in Italia.

I finti lover boy che sono affiancati ad ogni ragazza lungo tutto il periodo di sfruttamento in Italia, che può durare anni, ne controllano l’attività esercitando un controllo totale e violento, come nel caso, riportato dagli operatori, di una ragazza rimasta incinta indotta ad entrare in una vasca riempita di cubetti di ghiaccio per indurre l’aborto per shock termico.

Il sistema di tutela per le vittime di tratta in Italia

La risposta del sistema italiano di tutela delle vittime di tratta è ancora frammentaria ed è necessario potenziarla. Il primo Piano Nazionale d’Azione adottato dal Governo nel 2016 per tracciare le linee guida del contrasto e della prevenzione ha rappresentato un passo positivo importante, ma è scaduto a dicembre 2018 e non è stato ancora definito un secondo Piano. Per quanto riguarda il Programma Unico di Emersione, che racchiude invece le misure concrete per l’emersione, l’assistenza e l’integrazione sociale delle vittime, il finanziamento è stato potenziato dall’attuale governo e ammonta a 24 milioni per il triennio 2019-2021.

La raccolta dei dati sul fenomeno e sulle vittime di tratta è lacunosa, perché limitata solo a quelle fuoriuscite dal sistema; si dovrebbe creare un sistema coordinato tra il lavoro anti-tratta dei ministeri, delle agenzie competenti insieme alle ONG e a tutte le figure della società civili impegnate in questo ambito.

Molti passi devono inoltre ancora essere fatti per potenziare la prevenzione e l’emersione del fenomeno attraverso una formazione specifica dei funzionari delle forze dell’ordine, il personale della polizia di frontiera, i professionisti che lavorano nei punti di sbarco e nella prima accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo, dei procuratori, dei giudici, dei funzionari dell’asilo, degli assistenti sociali, degli ispettori del lavoro, degli avvocati, degli esperti dell’infanzia e degli operatori sanitari. Tutte figure che, se messe in grado, potrebbero infatti identificare in anticipo le potenziali vittime di tratta tra i migranti e richiedenti asilo giunti in Italia.

 

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