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Parla Marco Macaluso, ex segretario del Pd: “Ecco perché ho scelto di aderire a Forza Italia”

È stato accusato, soprattutto sui social, di essere un opportunista, un praticante del salto della quaglia, uno attaccato alla poltrona, uno che dovrebbe vergognarsi di come interpreta il suo ruolo pubblico…

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Nella foto, il presidente del Consiglio comunale di Rozzano passato nella fila di Forza Italia
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Nella foto, il presidente del Consiglio comunale di Rozzano passato nelle file di Forza Italia

La sua adesione a Forza Italia ha provocato una specie di rigetto sui media come non si verificava da tempo. È stato accusato, soprattutto sui social, di essere un opportunista, un praticante del salto della quaglia, uno attaccato alla poltrona, uno che dovrebbe vergognarsi di come interpreta il suo ruolo pubblico. Certo essere nato politicamente nel Pd e poi, attraverso un percorso secondo molti tortuoso, essere approdato nel partito di Berlusconi, non lo ha certamente aiutato, almeno in termini di popolarità.

L’altra sera, Marco Macaluso, di lui si parla, durante l’ultimo Consiglio comunale ha illustrato le ragioni che lo hanno portato a questa decisione. Ragioni che possono essere condivise o meno. Ma sono le sue. Si possono contestare, ma forse se si segue il filo del suo ragionamento possono rappresentare una spiegazione. Per alcuni logica, per altri solo una giustificazione. pocketnews.it lo ha intervistato.

Il passaggio a Forza Italia non è stato accolto molto bene, soprattutto sui social. Cosa risponde a chi lo ha attaccato dandole dell’opportunista?

“Il mio è solo un percorso di maturazione politica. Nel 2018, tradito dal Pd ho dato vita a una storia di civismo unendo mondi, sinistra – centro, che sino a quel momento, a Rozzano, non avevano mai tentato di costruire alcunché insieme. Mi sentivo però privo di rappresentanza per questo ho provato a dar vita al Terzo polo. Con le ultime elezioni anche quest’ultimo si è smontato, non c’è più. I miei referenti sono andati via. Avrei potuto riavvicinarmi al Pd, ma il partito democratico di oggi è decisamente diverso da quello che avevo condiviso all’inizio della mia esperienza politica. Basti pensare che il segretario cittadino Oscar Bersi è un ex assessore di Rifondazione comunista. Io mi auguro che il Pd, a Rozzano, possa rinascere, ma con queste premesse credo sia impossibile. L’unica formazione politica con una struttura definita e con valori che si richiamano al mondo moderato è Forza Italia. L’adesione è stata solo la conseguenza”.

Lei è stato eletto in Consiglio comunale una prima volta nelle fila del Pd, poi con la lista “Rozzano in Comune”. Durante l’ultima legislatura ha dato vita al gruppo di Italia Viva – Terzo polo e adesso è in Forza Italia. Non le sembra un percorso privo di coerenza, anzi decisamente tortuoso?

“Non è affatto tortuoso. Risponde a un’analisi logica della politica locale e nazionale. Io credo che dopo le elezioni europee possa nascere un polo moderato che raccolga tutti coloro che non si riconoscono nella sinistra della Schlein o nella destra di Salvini e Meloni. Agli estremi votano di pancia, gli italiani che ragionano sono moderati e potrebbero riconoscersi in una formazione politica moderata, come è appunto Forza Italia”.

Perché la lista civica “Rozzano in Comune” di cui era candidato sindaco si è sciolta?

“Buona parte delle persone che ne facevano parte sono ancora al mio fianco. Con loro ho interlocuzioni settimanali. Alcuni avevano diverse visioni su quel che la lista doveva essere e legittimamente l’hanno abbandonata. Altri ancora se ne sono andati perché non hanno ottenuto le soddisfazioni personali che ritenevano dover avere”.

Da segretario del Pd a Forza Italia è comunque un tragitto davvero lungo e tortuoso. Per molti la sua scelta è un modo come un altro per garantirsi un minimo di presenza politica per i prossimi cinque anni. È così?

“Mi fa piacere che qualcuno la pensi così. Significa che crede che Ferretti abbia già vinto. In realtà non è così. Non si tratta di opportunismo, ma di una scelta di campo. Potrei anche non essere candidato, quindi dov’è l’opportunismo?”

Molti, sempre sui social, chiedono le sue dimissioni da presidente del Consiglio comunale perché – dicono – non è opportuno che sindaco e presidente del Consiglio siano dello stesso partito. Che intenzioni ha a questo proposito?

“Giovedì sera, in Consiglio comunale, nessuno ha chiesto le mie dismissioni. Nessuno ha trovato il coraggio di farlo. Io rappresento la seconda carica istituzionale eletta e non ho mai fatto mancare la tutela di tutte le parti, ho garantito a tutti la mia imparzialità. Poi se diamo uno sguardo al passato, anche nel 2004, nel 2009 e nel 2014, l’attuale opposizione aveva sindaco e presidente del Consiglio dello stesso colore”.

Lei sarà il prossimo assessore di Rozzano… a che cosa?

“Per il prossimo futuro ho già un progetto personale e riguarda lo sviluppo della mia azienda. Tra breve aprirò una filiale a Milano. Da sempre la politica è una mia passione, non la mia ossessione. Ho 38 anni e ho almeno due decenni di esperienza amministrativa. Al momento non ho mire particolari, sono a disposizione del sindaco. Se avessi voluto sarei già stato nominato assessore, visto che c’è un posto disponibile in giunta”.

Oltre al suo passaggio in Fi, altri temi in discussione, a Rozzano, sono la tassa di soggiorno che la giunta Ferretti ha approvato nei mesi scorsi e la questione stadio. Per quanto riguarda la tassa di soggiorno era proprio necessaria?

“Rozzano è una città povera. Qualsiasi tipo di entrata viene distribuita alla città. C’è stata questa opportunità e noi l’abbiamo colta. Nessuno si scandalizza perché si costringono gli ammalati gravi ai viaggi del dolore che costano migliaia di euro e si fa polemica su due euro di tassa di soggiorno. Mi sembra un atteggiamento kafkiano”.

Rozzano non è un luogo ameno dove si viene a fare cure termali, la maggioranza dei “turisti” ci arriva perché ha parenti in cura all’Humanitas. Non vi sembra di sfruttare il dolore di persone già afflitte da grandi preoccupazioni?

“Domanda e polemiche sono strumentali. Se posso distribuire gli introiti di questa tassa alla città, ai servizi sociali, alle famiglie indigenti, non dico di no”.

Per quanto riguarda lo stadio, è davvero un’opportunità o renderà un inferno una realtà che dal punto di vista viabilistico ha già molti problemi.

“Ogni scelta ha due diversi approcci. Il primo è: governare i processi politici. Il secondo è subirli. Io voglio governarli. L’area dove dovrebbe sorgere lo stadio ha già dei vincoli edificatori che prevedono l’arrivo di migliaia di nuovi abitanti, migliaia di nuove auto, la realizzazione di nuovi servizi. Lo stadio, invece, donerebbe a Rozano una sua unicità. Certo va monitorato l’aspetto viabilistico e d’impatto ambientale. Ma su questo sono al lavoro tecnici preparati”.

Vi fanno anche gola i 50 e più milioni di euro che, se fosse realizzato, entrerebbero nelle casse comunali…

“Se per gola si intende avere denari da restituire alla città, sognando vorrei già avere lo stadio. Quale amministratore non vorrebbe avere questo tipo di problema”.

Oltre a Ferretti, quali saranno gli altri candidati alla carica di sindaco nelle amministrative del 2024?

“Uno avrei potuto essere io, ma non lo sono. Gli impegni di lavoro mi impediscono di formare una nuova lista civica. E poi, per la mia crescita politica ho bisogno della struttura di un partito con cui confrontarmi. Mi basta essere uno dei consiglieri politici di Ferretti. Non vedo, per la coalizione al governo in questa città, particolari pericoli, pur con tutto il rispetto delle persone che si presenteranno. Non conosco i probabili candidati degli altri partiti, ma non vedo elementi di spicco che al momento possano impensierire l’attuale primo cittadino”.

 

 

 

 

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