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Parla l’ex mister: “Con uno spogliatoio spaccato, non si va da nessuna parte”

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Nella foto, Gianluca Imbriaco, ex allenatore del Corsico

Gianluca Imbriaco racconta la sua esperienza sulla panchina del Corsico e sulla diaspora di giocatori e dirigenti che hanno lasciato la società amaranto

L’esonero è arrivato quattro settimane fa alla fine di un tira e molla con il presidente Durante.  Lui è Gianluca Imbriaco, giovane allenatore arrivato sulla panchina del Corsico, dopo la fusione con i Red Devils, con grandi sogni e aspettative. La squadra che doveva dirigere sembrava destinata a riportare i colori dela città nel calcio che conta.

La scommessa 

Invece, la sua esperienza è durata pochi mesi e si è conclusa con un esonero che gli ha fatto male. Per il modo con cui è maturato.  “Questa estate – racconta – siamo partiti con una squadra completamente nuova formata da 22 elementi. Sapevo che ci voleva un po’ di tempo per creare l’amalgama tra giocatori che provenivano da diverse realtà: 7 o 8 dalla Barona, altri da campionati di categoria superiore che avevano accettato la scommessa Corsico”.

Spogliatoio spaccato

Cosa non ha funzionato? “Da subito – sottolinea – mi sono reso conto che i giocatori non legavano tra di loro, che avevano e hanno personalità inconciliabili. So che senza un gruppo coeso non si va da nessuna parte e, nonostante la netta spaccatura dello spogliatoio, ho cercato di farli rendere al meglio”.

Gli elementi di disturbo

Lavoro inutile, visto che le premesse di un campionato di vertice sono state subito disattese da risultati altalenanti. “Io e il direttore sportivo – confessa – avevamo deciso di intervenire nel mercato di dicembre per allontanare gli elementi di disturbo dalla rosa e riprendere il cammino non ancora compromesso per la promozione in Prima categoria”.

Decisioni diverse

Invece non è andata così. Il presidente Durante ha deciso diversamente. “Avevamo una visione diversa della soluzione del problema. Durante – rivela – ha ascoltato solo i giocatori che avevano preso potere nello spogliatoio, quegli stessi che creavano problemi, e ha fatto una scelta completamente diversa da quella auspicata da me e dal direttore sportivo. Una decisione che ha spinto almeno 11/12 atlteti su 22 a lasciare la società. Altrettanto hanno fatto il direttore sportivo e il direttore generale, Domenico Madaffari, seguiti da alcuni dirigenti”.

Difficile fare calcio

“Se fosse stato solo un problema di allenatore – osserva – non sarebbero andati via in tanti. È difficile fare calcio in quelle condizioni. Certo la squadra era stata allestita per vincere il campionato, questo solo sulla carta. Invece, non si è creato il gruppo e quando ho parlato con Durante del mercato di dicembre, ha preso le difese di chi era la causa del problema. La sua decisione, non condivisa dalla maggioranza dei giocatori, ha generato una serie di dimissioni a catena”.

Grande amarezza

L’esodo ha arricchito la rosa del Cesano Boscone, dove sono approdati in sette. Altri sono andati al Brera, in Prima categoria.  “Non è poi vero – conclude – che anch’io mi sono “accasato” all’Idrostar. Sino al prossimo giugno non posso, per regolamento, allenare in un’altra società”. Che cosa resta di questa esperienza? “Solo una grande amarezza”.

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