Home Politica Parla Ferretti: “Con pochi euro si sarebbe potuto salvare Api dal fallimento”

Parla Ferretti: “Con pochi euro si sarebbe potuto salvare Api dal fallimento”

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Nella foto, il sindaco Gianni Ferretti ripreso nel suo ufficio in municipio in Piazza Foglia, a Rozzano

Intervista al neosindaco di Rozzano sui temi più caldi che dovrà affrontare nel corso della legislatura: dal teleriscaldamento alla raccolta dei rifiuti, dalla questione Aler al progetto “Città Nuova”

– Vincere il ballottaggio contro l’ex sindaco Agogliati è stata più una soddisfazione o un’emozione?
“Soddisfazione per l’impresa: siamo la prima giunta di centrodestra dopo 74 anni di governi di sinistra. Emozione per la sfida che ho di fronte, una sfida che voglio vincere”.

– Come l’affronta?
“Come si affrontano tutte le sfide: con il giusto timore e senza presunzione. Con la giusta consapevolezza delle difficoltà che comporta”.

– Perché ha vinto Ferretti?
“Perché la mia proposta è stata ritenuta più credibile, ha vinto la squadra, ha vinto la voglia di cambiamento che, a Rozzano, si respirava nell’aria”,

– Perché Agogliati ha perso?
“Dovrebbe essere il Pd e la stessa Agogliati a fare l’analisi della loro sconfitta. Certamente la sensazione di scarsa sicurezza, il degrado in cui è stata lasciata la città, il fallimento delle sue partecipate, possono essere alcuni dei motivi che hanno fatto perdere la fiducia nei loro confronti da pare dei cittadini”.

– A proposito di sicurezza, l’ultima querelle con il Pd e l’ex sindaco Agogliati è sulle telecamere installate e non funzionanti. L’hanno accusata di prendersi il merito di un’operazione voluta e condotta da loro. La verità sta nel mezzo o dove?
“Le cose vanno raccontate come stanno. È vero che le videocamere sono state installate, come è vero che non sono collegate: manca il ponte radio. Ci stiamo dando da fare per attivarlo al più presto possibile. Il dato di fatto è che attualmente solo 15 telecamere funzionano sull’intero territorio comunale. È il frutto della verifica fatta dalla polizia locale sullo stato della videosorveglianza. Poi si può raccontare quello che si vuole…”

 PUBBLICITA’:

– La prima asta per la vendita degli immobili comunali organizzata dai curatori del fallimento Api è andata deserta.  Esiste davvero un metodo legale, oltre che riacquistarli pagandoli al curatore, per riprendersi quei beni?
“La vecchia amministrazione aveva tentato una causa di rivalsa nei confronti del curatore “per pubblica utilità”. In due gradi di giudizio, la rivalsa è stata respinta. Noi stiamo valutando se portare il giudizio sino in Cassazione”.

– Secondo il Pd e la stessa Agogliati, che sull’argomento hanno diffuso un comunicato stampa, l’asta deserta è “segno che le tutele messe in atto sino a qui dalla Giunta Agogliati hanno fatto capire a tutti i possibili interessati quali sono i rischi di accaparrarsi immobili rivendicati dal Comune, con inseriti servizi pubblici funzionanti”. È davvero così o Pd e Agogliati stanno ancora giocando con i diritti di chi con il fallimento Api ci ha rimesso stipendi e lavoro?
“Non è merito dell’Agogliati o del Pd se l’asta è andata deserta. Si tratta di una semplice questione economica, direi speculativa: i prezzi alla base dell’incanto sono troppo alti rispetto al valore di mercato. Quando, con i ribassi delle prossime aste, i prezzi scenderanno, i compratori si faranno vivi. Prendersi il merito di un’asta deserta è quantomeno paradossale”.

– Aspetterete di vedere come va, prima di intervenire?
“Abbiamo tutta l’intenzione di recuperare il patrimonio pubblico messo all’asta o almeno le aree più importanti come la piscina o il centro anziani, ma servirà trovare le risorse per riacquistarli”

– Quella di Api – dicono ancora dal Pd –  è una vicenda non imputabile all’amministrazione Agogliati, che invece avrebbe gestito da buon padre di famiglia la situazione. L’ex sindaco di Rozzano è stata davvero “un buon padre di famiglia”?
“Il fallimento Api si poteva e si doveva evitare. È stato chiesto dai suoi dipendenti che vantavano crediti per circa 200mila euro di stipendi e arretrati. Un debito risibile rispetto a un bilancio dell’azienda di 50milioni di euro. Con una surroga, il comune poteva pagare quegli stipendi, in modo da non avviare il procedimento e poi avrebbe potuto sedersi a un tavolo con gli altri creditori per discutere piani di rientro degli altri debiti. Questo avrebbe fatto un buon padre di famiglia, ma l’Agogliati non l’ha fatto. Ha preferito far fallire la società e perdere il patrimonio immobiliare, compreso il teleriscaldamento”.

– È stato il teleriscaldamento la causa di tutti o almeno molti dei guai che hanno afflitto Rozzano negli ultimi tempi?
“Il teleriscaldamento a Rozzano è stata un’impresa scellerata, sin dall’inizio. Api è stata patrimonializzata conferendole un certo numero di immobili di proprietà comunale che, come è accaduto, ha permesso alla società di accedere ai finanziamenti. Ha subito ottenuto 40milioni di euro di mutui erogabili secondo lo stato di avanzamento dei lavori. Invece con gli impianti realizzati solo al 30/35 per cento, i soldi sono stati versati nella loro totalità. Dove sono finiti? C’è stata una gestione non trasparente? I fornitori non sono stati pagati, i dipendenti nemmeno”.

– Con il fallimento si è scritta la parola fine sull’intera questione?
“Affatto. Ci sono situazioni che potrebbero creare non pochi problemi, conseguenze che non si sono ancora manifestate, questioni molto delicate che dovranno essere gestite”.

– Di cosa si tratta?
“C’è un contenzioso da parte del Monte dei Paschi di Siena che pretende la restituzione di 15milioni di euro di un mutuo erogato ad Api che non è rientrato nel fallimento. La banca toscana è stata estromessa dal passivo perché il curatore ha ritenuto nullo il contratto di finanziamento, che però era stato garantito da una fideiussione sottoscritta dal comune. Montepaschi ha messo all’incasso quella fideiussione e saranno i giudici a risolvere la questione”.

– Vuol dire che su Rozzano pende un’altra spada di Damocle?
“Certo, c’è il pericolo che ai 30 e più milioni del fallimento, si aggiungano i 15 milioni pretesi da Montepaschi”.

– Sempre a proposito di teleriscaldamento, a Rozzano sono in vigore tariffe tra le più alte della Lombardia, in cambio di un servizio che non sempre è di qualità. Adesso che è sindaco l’accordo con Aler sulle tariffe del riscaldamento di cui ha parlato in campagna elettorale, si potrà firmare o no?
“È vero, i rozzanesi pagano tariffe che non hanno uguali nei paesi serviti con il teleriscaldamento. Abbiamo già chiarito con Ama che dovranno essere calcolate e stabilite in collaborazione con le autogestioni e Aler. Abbiamo detto no a trattative dirette Ama- Aler. Come promesso in campagna elettorale saranno determinate verso il basso. Non so ancora in che misura, ma saranno ridotte. Una volta approvate, capiremo finalmente se l’industria del teleriscaldamento è vantaggiosa o meno per l’ente partecipato. Comunque non faremo pagare alla città il mantenimento di Ama”.

– Tassa rifiuti: Rozzano applica tariffe più alte del 186% rispetto ad altre zone dell’hinterland . È il comune meno virtuoso tra quelli con più di trentamila abitanti, lo certifica la direzione tributaria di Confcommercio Milano. Come si rimedia?
“Metteremo mani anche alla Tari. Area sud che si occupa della raccolta è un’altra partecipata che è ricorsa al concordato fallimentare. Stiamo lavorando perché abbia esito positivo cercando di uscire dal contratto (in perdita ndr) sottoscritto con Sesto San Giovanni. Una volta risolto il concordato e ristrutturata la società si potrà passare alla revisione delle tariffe, ma fino ad allora abbiamo le mani legate. Non è possibile intervenire sino a quando le sorti di Area sud non saranno chiare”.

– Quartiere Aler: 6200 appartamenti dell’ex istituto case popolari che ospita circa 20mila abitanti. Come si fa a garantire l’ordine sociale in una situazione di questo tipo?
“Quello dell’Aler è uno dei quartieri più poveri del circondario. I criteri di assegnazione hanno portato e stanno portando la zona verso la ghettizzazione. È compito nostro creare un mix sociale che eviti e scongiuri il ghetto, altrimenti la situazione potrebbe diventare insostenibile. La Regione Lombardia ha stanziato fondi per ridare decoro e avviare manutenzioni che non si possono più procastinare. L’amministrazione indicherà quelle che sono le priorità e una su tutte è via Mimose. Intendiamo farne un piccolo centro cittadino che dia dignità anche ai commercianti che vi operano”,

– Progetto “Città Nuova”, sul tavolo c’è una colata di cemento di circa un milione di metri cubi per realizzare un nuovo quartiere sulle aree ex Cabassi. Contro il progetto, il cui piano di attuazione è stato protocollato nel maggio dell’anno scorso, pochi mesi prima che scadesse, si sono schierate le associazioni ambientaliste.  Tutti puntano l’indice contro questo consumo abnorme di suolo. Qual è la posizione della sua amministrazione?
“Confermo la scelta del consumo zero del suolo, ma il progetto “Città nuova” parte da lontano.  Noi dobbiamo capire a che punto sono i procedimenti burocratici, ma non possiamo opporci a diritti acquisiti. Non possiamo tentare una causa suicida per bloccare un’operazione che nessuno può bloccare. Dobbiamo verificare se l’iter si è concluso e se le autorizzazioni sono tutte in regola, niente altro: non possiamo impedire quello che il vecchio Pgt aveva previsto”.

– Che ruolo ha avuto la Cmb nell’urbanizzazione di Rozzano?
“È stata un’attrice importante nelle passate amministrazioni, noi non abbiamo intenzione di costruire neanche un metro quadrato. Le uniche opportunità si apriranno con le riqualificazioni delle aree degradate. In quest’ambito, i progetti saranno valutati di volta in volta, indipendentemente da chi li presenta”.

– Vox populi racconta di strani legami tra alcuni settori di Cmb e vecchi amministratori. Risulta anche a lei?
“Se ne avessi certezza andrei subito in Procura”.

– A proposito di procura, l’indagine per corruzione sull’ex sindaco Pd Massimo D’Avolio è un’altra macchia che pesa sull’immagine di Rozzano. Avete intenzione di costituirvi parte civile nell’eventuale processo?
“Bisogna vedere come e se il processo si farà. Nel caso si istruisse, noi non potremmo esimerci”.

– Cosa farà di significativo entro i primi cento giorni della sua sindacatura?
“Intanto abbiamo dato un forte segnale sulla sicurezza: abbiamo istituito il vigile di quartiere, abbiamo istituito il 3° turno della polizia locale che è presente sino all’una di notte. La città rimane scoperta da quell’ora alle sette del mattino, ma per passare all’h24 è necessario integrare l’organico. Vogliamo recuperare il decoro di Rozzano e abbiamo sensibilizzato Ama e Area sud a una maggiore attenzione e cura nel eseguire i loro compiti. Purtroppo la zavorra del fallimento Api ci impedisce di agire come vorremmo. Alla fine, però, sono convinto di dare le risposte che la gente richiede. Siamo partiti con il piede giusto, con un po’ di pazienza realizzeremo quanto promesso”.
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