“Ma quali killer, ho solo dato un passaggio al mio spacciatore”. Si difende così Benedetto Marino, unico imputato nel processo in Corte di assise che tenta di far luce sull’omicidio di Paolo Salvaggio (nella foto qui in alto), pregiudicato e broker del narcotraffico, ucciso l’11 ottobre del 2021 in via Costituzione, a Buccinasco nelle uniche due ore di libera uscita che aveva dai domiciliari.L’uomo, tossicodipendente riconosciuto, originario della Sicilia, cresciuto a Buccinasco, ha una lunga lista di reati che macchiano la sua fedina penale.
Il passaggio
Secondo gli inquirenti, pochi minuti dopo l’agguato, avrebbe dato un passaggio sul suo scooter a uno dei killer che quella mattina avevano appena ucciso Salvaggio ex boss del narcotraffico con legami più che consolidati con il clan Barbaro-Papalia. “Non conosco il suo nome”, ha ribadito – il nostro rapporto era legato solo all’acquisto di droga: mi ha chiesto un passaggio in auto e gliel’ho dato. Tutto qui”. Marino ha tenuto questa posizione per tutta l’udienza, senza fare alcuna ammissione soprattutto alcun nome.
Il mistero del telefonino
Su di lui pende l’accusa di concorso in omicidio per aver fatto da palo e autista, caricando uno dei due killer sul suo scooter, mentre veniva ripreso dalle telecamere di sorveglianza sparse nella città. Muto, sul nome del passeggero. Muto su qualsiasi collegamento. Ha solo detto che aveva il suo numero su un telefono criptato sotto lo pseudonimo “Bello”. E che fine ha fatto quel telefonino? Fatto sparire dal fratello, anche lui ieri in aula, ascoltato come testimone: “Ho trovato quel telefono in casa e l’ho gettato via – ha spiegato – mio fratello stava esagerando con la droga e volevo che interrompesse i contatti”. Tutto semplice, secondo la loro versione dei fatti. Che però non coincide con i risultati delle indagini. Intanto i killer rimangono nascosti nell’ombra.