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Morì dopo un intervento di riduzione dello stomaco all’Humanitas: il pm chiede l’archiviazione, ma i familiari si oppongono

Colpo si scena nel “caso” di Anna Giugliano, 28 anni, è morta in seguito a un’operazione allo stomaco svoltasi all’ospedale di Rozzano: la pm ha chiesto l’archiviazione, ma la famiglia ha annunciato il ricorso

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Nella foto, le indicazioni del pronto soccorso dell'Humanitas e, nel riquadro, Anna Giuliano
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Nella foto, le indicazioni del pronto soccorso dell’Humanitas e, nel riquadro, Anna Giuliano

L’inchiesta per la morte di Anna Giugliano, la 28enne operata allo stomaco all’Humanitas di Rozzano, deceduta il 19 marzo dell’anno scorso per un’infezione, ha vissuto un nuovo colpo di scena. Infatti, il pm Valentina Mondovì ha chiesto l’archiviazione del caso, provocando la reazione della famiglia della ragazza che ha preannunciato di volersi opporre alla richiesta.

I fatti

Anna Giuliano voleva dimagrire e per questo motivo si era sottoposta a un intervento di riduzione dello stomaco. Si era così rivolta ai medici dell’ Humanitas. Operata era stata dimessa, all’apparenza, in ottime condizioni. Poco più di una settimana dopo, però, era tornata nell’ospedale di Rozzano. Nella casa di Oleggio, in provincia di Novara, Anna aveva iniziato ad accusare forti dolori all’addome, con febbre alta. In un primo contatto via mail del 18 marzo il chirurgo di riferimento le avrebbe detto di non preoccuparsi e di assumere della Tachipirina. Il giorno dopo la febbre non era scesa e anzi le mani e le gambe avevano assunto un colore violaceo.

L’infezione

A quel punto il padre aveva chiamato ancora l’istituto clinico. Nonostante il pronto soccorso di Novara fosse distante solo una quindicina di chilometri ai familiari era stato detto di portare la ragazza all’Humanitas. Ricoverata in terapia intensiva aveva subito altre tre operazioni con la speranza di salvarle la vita. Inutilmente. La donna era morta a causa di uno shock settico da peritonite. Il 4 aprile si era svolta l’autopsia dalla quale era emerso che Anna era morta per sepsi. L’infezione che non le aveva lasciato scampo, era l’ipotesi accusatoria, si sarebbe diffusa per un errore nella fase post-operatoria, quando le erano stati messi i punti.

La perizia

Secondo la perizia autoptica, i punti di sutura posizionati nello stomaco avevano ceduto e si era diffusa un’infezione interna che aveva provocato la morte della donna, nonostante i tentativi fatti dai medici per salvarla. Dopo la denuncia da parte dei suoi genitori, la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo grazie al quale era stato indagato il medico che l’aveva operata per omicidio colposo e poi anche quello che l’aveva seguita nel post operazione. Dopo un anno di inchiesta, è stata chiesta l’archiviazione.

Le indagini

“Gli esiti della indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati, né si ravvisano i presupposti per dare corso a ulteriori accertamenti”, ha scritto la pm Valentina Mondovì tra le motivazioni della richiesta. Secondo i consulenti della Procura, l’intervento sarebbe stato eseguito secondo le linee guida e con modalità tecniche operative adeguate. Così come anche le dimissioni sarebbero avvenute secondo le procedure. Quel che non era previsto era il “cedimento dei punti di sutura” e la sepsi. La famiglia della giovane non ci sta a questa ricostruzione e si opporrà alla richiesta di archiviazione.

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