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Medici di famiglia in pensione: si rischia di rimanere senza

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Mancano i medici che sostituiscano quelli che vanno in pensione

 La mancanza di alternative disorienta i pazienti che corrono a intasare i pronto soccorso. La presa di posizione del sindaco di Cesano  

“Il mio medico di famiglia è andato in pensione e nessuno lo ha sostituito. Me ne hanno assegnato un altro, ma è lontano”. Quello che sembrava il lamento di pochi sta diventando una litania che rimbalza sul filo dei telefoni e sui social: basta che un medico di famiglia vada in pensione ed è subito caos. A Trezzano come a Cesano, a Corsico come a Buccinasco, ad Assago come a Rozzano.

La protesta del sindaco

“Serve un maggiore confronto con il territorio” ha sottolineato oggi in un comunicato stampa il sindaco di Cesano Simone Negri, che ha accusato l’Ats, l’agenzia che tutela la salute pubblica e Regione Lombardia, di agire in ordine sparso, senza coordinarsi con le realtà presenti sul territorio. Poco prima di Natale, nella città che amministra, un dottore è andato in pensione. I suoi pazienti dovevano essere presi in carico da altri medici. Il problema è che quasi tutti hanno già un numero di pazienti vicino al limite consentito e quindi non possono assisterne altri.

I numeri dell’emergenza

C’è chi non ne ha ancora trovato uno disponibile e chi ha dovuto accontentarsi di uno che esercita in comuni lontani. Il dramma è che è una realtà che forse si potrà risolvere parzialmente in tempi brevi, ma che a lungo andare rischia di diventare sistematica. Infatti, secondo alcune stime della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), in cinque anni andranno in pensione circa quindicimila medici di famiglia e 14 milioni di italiani resteranno privi di assistenza.

Pazienti che vanno, pazienti che vengono

La regione che soffre di più è la Lombardia, con Milano più scoperta delle altre province. Il problema è causato dall’insufficienza di posti in specialità che non riescono a coprire il fabbisogno. In ottobre sono diventati 160, ma ne necessitano almeno 200. In questo modo si garantirebbe, fra tre anni, almeno un medico ogni 2mila assistiti. Se si andasse avanti di questo passo, invece, il rapporto sarà di uno ogni 3mila. L’altra faccia della medaglia è rappresentata da centinaia di laureati in Medicina in attesa di entrare in specialità. Si tratta di giovani che si barcamenano tra turni di guardia medica, notti nelle case di riposo e brevi sostituzioni.

Ospedali intasati

“Quanto sta succedendo – ha detto il primo cittadino di Cesano Boscone – evidenzia l’estrema debolezza di un sistema che toglie la libertà di scelta ai cittadini e dà centralità agli ospedali, intasando così i pronto soccorso. Il contrario di quanto prevede la riforma sanitaria regionale”.

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