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L’accoltellatore di Assago non va in carcere ma ai domiciliari in una comunità protetta

Andrea Tombolini, il 46enne, che nello scorso ottobre uccise un dipendente Carrefour e ferì cinque clienti, secondo la perizia psichiatrica non è pazzo, ma è fragile e socialmente pericoloso perciò non può stare in cella e nemmeno a casa

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assago-tomboliniForse alimenterà qualche polemica la decisione dei giudici milanesi che hanno deciso di inviare Andrea Tombolini, noto ormai come l’accoltellatore di Assago, agli arresti domiciliari in una comunità vigilata. Il motivo? Un sottile filo tra la certezza che non sia pazzo e la sua pericolosità che ne impedisce di tenerlo agli arresti domiciliari a casa sua. Il problema è che è considerato anche psichicamente troppo fragile per stare «dentro» una cella. In attesa del processo, secondo i periti del tribunale “va evitato che in carcere possa subìre o procurarsi male” perché non è in grado di reggere l’ambiente penitenziario.

L’uccisione di Luis Ruggieri

Per questi motivi, i giudici hanno deciso che la custodia cautelare avvenga in una comunità del Nord Italia, con l’ordine di non allontanarsi da questa struttura senza autorizzazione del giudice. Eppure Tombolini è il protagonista di uno degli episodi di cronaca più clamorosi degli ultimi tempi. Lo scorso 27 ottobre non solo accoltellò a morte Luis Fernando Ruggieri, dipendente del Carrefour di Assago ma ferì cinque persone (di cui gravemente due) persone prima di essere immobilizzato.

La perizia psichiatrica

Dopo essere stato ricoverato all’interno del reparto psichiatrico del San Paolo, sembrava fosse giunta l’ora che, proprio per la sua pericolosità, fosse rinchiuso in una cella. Invece, no. La perizia psichiatrica ha riconosciuto che Tombolini è «affetto da un disturbo la cui gravità non esclude la capacità di intendere e volere». Insomma l’accoltellatore di Assago non appare pazzo. Contemporaneamente, sempre nel corso della perizia psichiatrica, è stato rilevato anche che sia «un soggetto estremamente vulnerabile e non idoneo a fronteggiare l’ambiente carcerario, soprattutto con detenuti che hanno commesso reati della stessa natura».

La comunità sanitaria assistenziale

Così è arrivata la proposta poi accolta dal pm Paolo Storari e approvata dal gip Patrizia Nobile: Tombolini sconta gli arresti domiciliari in una comunità sanitaria assistenziale vigilata del Nord Italia. Nell’ordinanza i giudici hanno anche specificato che il detenuto dovrà essere sottoposto al «controllo assiduo da parte del personale della struttura», collocato “in stanza singola con spazi comuni videosorvegliati», evitando che venga in contatto con «oggetti pericolosi quali coltelli e oggetti di vetro», e potrà uscire solo se autorizzato dall’autorità giudiziaria».

 

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