Home News Assago Inchiesta sulle false assicurazioni auto: la Procura oscura 68 siti abusivi

Inchiesta sulle false assicurazioni auto: la Procura oscura 68 siti abusivi

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L’elenco dei siti internet delle false agenzie assicurative individuate nel corso delle indagini dei carabinieri

L’indagine era partita da Milano e ha messo radici in Campania. Sino a questa mattina quando carabinieri del comando provinciale meneghino, in collaborazione con i collghi napoletani, hammo arrestato 16 persone di nazionalità italiana ritenute a vario titolo “responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività assicurativa e di intermediazione assicurativa, nonché truffa aggravata, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori”.

Sono state poste sotto sequestro due sale slot e scommesse, diciassette concessionarie auto (almeno dieci delle quali prive di sede fisica), una società di commercio di abbigliamento, un negozio di abbigliamento, vari immobili ubicati nelle province di Caserta e di Isernia, un motoscafo, svariate autovettu re, nonché numerosi conti corrento bancari, un decreto di sequestro di nove siti internet tuttora attivi.

L’indagine ha avuto inizio nel 2017, quando il nucleo investigativo dei carabinieri di Milano – di fronte a un numero considerevole e costante di denunce presentate dai maggiori gruppi assicurativi sulla commercializzazione di polizze assicurative false –  ha cominciato a fotografare questo tipo di fenomeno criminale.

Dopo due anni di investigazioni  condotte anche attraverso intercettazioni, pedinamenti, analisi di tabulati telefonici, accertamenti patrimoniali, è stata accertata l’esistenza di un’associazione a delinquere ben organizzata che operava almeno dal 2012. Il suo “core business”? La contraffazione e commercializzazione grazie a decine e decine di siti web e di finti intermediari assicurativi, di polizze assicurative RCA temporanee, semestrali e annuali.

I ricavi della truffa erano poi depositati su diverse carte postpay intestate a 280 prestanome. Questi ultimi, nel ruolo di “monetizzatori”, con cadenza quotidiana prelevavano somme di denaro contante che erano redistribuite tra i membri della banda sotto forma di compenso fisso o a percentuale mentre la quota più consistente restava a disposizione dei vertici del clan che lo reinvestivano attraverso la costituzione e/o il finanziamento di una serie di società.

Per dare un’idea della dimensione “economica” del fenomeno criminale, basti pensare che gli introiti quotidiani approssimativamente calcolati e riferibili alla singola “giornata di lavoro” ammontavano a cifre variabili dai 5.000 ai 10.000 euro. Nel corso delle investigazioni sono stati individuati – e fatti oscurare dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano – almeno 78 siti internet (vedi l’elenco qui sotto).

La banda aveva un modus operandi perfettamente collaudato: prima creava una piattaforma telematica su siti collocati su server esteri, poi apriva numeri telefonici fissi in realtà virtuali  grazie a sim fittiziamente intestate. Una volta realizzato il sito internet, attraverso prestanome o false identità, venivano acquistati da Google i privilegi di priorità per rendere immediatamente visibili nel campo ricerca i link riconducibili  alla banda. I telefonisti addetti alla risposta  erano organizzati su due cali center che periodicamente venivano trasferiti in sedi diverse per sfuggire alle investigazioni

Vittime del sistema sono migliaia di privati cittadini che quotidianamente cadevano in questa trappola, vittime  che scoprivano di essere stati vittime della truffa quasi esclusivamente in  caso  di  sinistro  stradale  o controllo di polizia  (per dare la dimensione della diffusione, in un caso, uno dei tanti gruppi assicurativi contraffatti segnalava che in un solo anno avevano censito circa mille polizze recanti il proprio marchio denunciate come false ).

I capi dell’organizzazione sono due fratelli di Villa Literno: FedericoCatena  e Dionigi Catena, noti nel loro paese di origine per il loro elevatissimo tenore di vita, tra auto d i lusso e viaggi ai casinò di Campione, Lugano e Venezia. Con loro sono finite in carcere Salvatore  Piccerillo Salvatore e Antonio Di Dona  Antonio, risultati proprietari, di varie società  del settore della rivendita di autovetture, talvolta rubate o allestite con pezzi rubati, nonché di due sale slot, un negozio di abbigliamento e vari terreni.

 ELENCO DEI SITI INTERNET DELLE FALSE AGENZIE ASSICURATIVE INDIVIDUATE NEL CORSO DELLE INDAGINI

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