
I creditori non hanno sottoscritto alcun concordato perché non ci sono garanzie che li tutelino
Si è combattuta questa mattina nella sezione fallimentare del Tribunale di Milano un’ulteriore battaglia per decidere il destino di Api e Ama, le due municipalizzate di Rozzano sull’orlo di una crisi che potrebbe avere pesanti conseguenze per l’intera città. Più che una battaglia, però è stata una specie di tiro al bersaglio, tra documenti inviati e mai ricevuti, tra paradossali confessioni e un pressapochismo senza precedenti. Nella sostanza una delle cose accertate è che i creditori di Api, non hanno sottoscritto alcun concordato perché non ci sono garanzie che li tutelino. In poche parole, le risorse promesse da Ama per tentare di salvare il salvabile non sono certe e quindi i creditori non se la sentono di sottoscrivere un accordo che con molta probabilità nessuno è in grado di far rispettare.
Il paradosso
Sono stati gli stessi giudici a sollevare le questioni relative alla mancata costituzione di Ama energia (la società che avrebbe dovuto rilevare le attività di Api) e alla mancanza di solidità finanziaria di Ama. Dal canto suo, Monte dei Paschi di Siena, principale creditore della municipalizzata rozzanese, ha ribadito l’assenza di elementi per poter approvare o meno il concordato. Il paradosso si è sfiorato quando si è scoperto che i consulenti Ama/Api non avrebbero fornito la documentazione necessaria ai commissari giudiziali non permettendogli, in questo modo, di rispondere alle questioni sollevate dal giudice nelle scorse udienze. La causa di questo “disguido” sarebbe da ricercare nel mancato pagamento da parte di Ama delle parcelle dello studio, come candidamente confessato dallo stesso legale.
Solo dieci creditori
L’unica cosa certa è che solo dieci creditori, per un importo di 145mila euro, hanno espresso voto favorevole al piano concordatario. Decisamente pochi per essere approvato. Così tra un paradosso e l’altro (questa vicenda ne è colma) si è arrivati alla fine dell’udienza con il giudice che ha concesso una proroga di una ventina di giorni (per fornire i documenti utili), trascorsi i quali prenderà una decisione. E il fallimento allora, in mancanza di dati inoppugnabili, non sarà solo un’ipotesi, ma una certezza.