È arrivato in aula scortato dalla polizia penitenziaria. L’uomo, arrestato dai carabinieri di Corsico guidati dal Maggiore Domenico Lapadula e dal tenente Armando Laviola, ha chiesto di non essere fotografato e ripreso e mentre entrava in aula per prendere parte all’udienza. “È deperito, in carcere ha perso molti chili” ha detto dei suoi legali, l’avvocato Rolando Trivoli, all’inizio dell’udienza. Ha cercato anche di chiedere scusa “per quanto accaduto”, rilasciando dichiarazioni spontanee e dicendo di “voler cambiare vita e di voler sottoporsi a un percorso terapeutico”.
Nel corso del processo, celebrato con rito abbreviato (udienze a porte chiuse e sconto di un terzo della pena), è stata disposta una perizia psichiatrica che ha accertato che il 48enne, al momento del fatto, era pienamente capace di intendere e di volere. La sentenza del gup Massimo Baraldo potrebbe arrivare in giornata. La Procura nell’intervento di stamani in aula (a porte chiuse) ha chiesto al giudice di non concedere attenuanti generiche a Confalonieri, presunto ‘stupratore seriale’, anche perchè è stato già condannato in passato per un caso simile a Monza.
La perizia, firmata da Raniero Rossetti, psichiatra esperto anche nel campo delle dipendenze, era stata analizzata alla presenza anche dei consulenti delle parti nella scorsa udienza. Secondo la difesa, Confalonieri avrebbe agito in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto alcolici e cocaina. Nel processo figura tra le parti civili la donna vittima di abusi, assistita dal legale Matteo Pellacani, e che è già stata ascoltata anche in un incidente probatorio lo scorso dicembre ripercorrendo quel “giorno da incubo”.
Intanto, va avanti una tranche d’indagine, sempre condotta dai carabinieri, per far luce su casi simili ai danni di altre donne (quattro sono state gia’ ascoltate in Procura) che si sono fatte avanti per denunciare ciò che avrebbero subito con lo stesso schema dall’agente immobiliare. Era gia’ stato condannato a Monza nel 2009 per un fatto analogo. Un altro fascicolo a suo carico era stato archiviato nel 2010 a Bergamo. La sentenza del gup di Milano Massimo Baraldo è arrivata nel pomeriggio: 6 anni e quattro mesi.