Sino al 2020, quando era stato localizzato in Spagna, a Valencia. Poi si era spostato a Milano. Mesi di indagini durate fino a quando il cerchio non si è ristretto. La sua base è stata localizzata nella zona di Porta Venezia, in un appartamento di ringhiera, in via Paolo Frisi. Così sono cominciati i controlli. Agenti hanno tenuto la casa sotto osservazione appostandosi in una terrazza che affacciava dall’alto sul cortile condominiale, con l’ausilio di telecamere e binocoli.
È durato tutto nel silenzio più assoluto sino a quando ieri mattina, mercoledì 21 aprile gli investigatori hanno individuato un uomo dalle sembianze simili al ricercato uscire dal condominio e dirigersi a piedi verso la metropolitana. Gli agenti lo hanno seguito sino alla fermata della Metro e quando sono stati certi della sua identità che la sua identità lo hanno bloccato.
Il malvivente, una volta resosi conto di trovarsi di fronte alle forze dell’ordine ha subito esclamato: “Sono io, sono Antonino Calì”. (Guarda il video) Con sé aveva un documento falso, nello specifico una carta d’identità valida per l’espatrio intestata a Sergio Calì. Si spera che questa volta, la sua lunga carriera criminale sia giunta alla fine.
Era cominciata nel 1998 a trafficare con la droga ed a fare quindi i conti con la giustizia. La prima condanna nel 1999. Tornato libero nel 2003, ha cominciato la sua escalation: traffco di droga, frode, ricettazione. Faceva affari con i clan romano dei Casamonica, quello dei Pelle, ‘ndranghetisti di Locri e il clan camorrista dei Pagnozzi.
I trent’anni che deve scontare sono la somma delle condanne accumulate per traffico di centinaia di chili di sostanze stupefacenti, associazione di stampo mafioso, riciclaggio e chi più ne ha più ne metta. Era il coordinatore delle attività di approvvigionamento, stoccaggio e custodia della droga che poi veniva rivenduta su diverse piazze dello spaccio.