Non è l’unica. Tra i beneficiari usciti dal sistema di assistenza c’è ad esempio Immacolata, 57 anni, cuoca in una mensa scolastica con due figli maggiorenni ma ancora in cerca di occupazione ai quali dover provvedere. A marzo, con il primo lockdown, era rimasta a casa. La cassa integrazione (400 euro) è arrivata solo a maggio. A giugno anche i pochi risparmi erano già finiti.
Dal mese di ottobre quando la Lombardia è diventata zona rossa, sono centinaia le persone che non hanno più lavorato. C’è chi, senza reddito, deve mantenere la moglie casalinga, due figli minori e pagare l’affitto a 500 euro al mese per un appartamento. E chi non avendo più un contratto di lavoro non sa più come pagare l’affitto.
Il fondo San Giuseppe era partito con una dotazione iniziale di 2 milioni di euro che, grazie al contributo offerto dal Comune di Milano era salito 4 milioni di euro. L’obiettivo era ed è disinnescare la crisi sociale che rischia di esplodere dentro l’emergenza sanitaria. È infatti dedicato ai disoccupati a causa della crisi Covid-19, ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili.
Possono beneficiarne coloro che hanno perso il posto di lavoro dal primo marzo 2020, residenti nel territorio della diocesi di Milano. Per accedere agli aiuti, le domande devono essere presentate ai centri di ascolto parrocchiali e ai distretti del Fondo Famiglia Lavoro in cui è stato suddiviso il territorio della diocesi.
Chi invece vuole dare un contributo può farlo tramite il conto corrente cancario aperto nella banca Credito Valtellinese, IBAN: IT17Y0521601631000000000578, Intestato a: Caritas Ambrosiana Onlus (donazione detraibile/deducibile fiscalmente) Ulteriori info su: https://www.fondofamiglialavoro.it