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Case Aler di via Treves, si apre la stagione della caccia ai responsabili degli allagamenti

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Nel mirino tecnici comunali e chi ha gestito l’intervento di edilizia popolare alla periferia ovest di Trezzano. Chi ha approvato e fatto costruire fogne insufficienti a ricevere e smaltire le acque chiare e scure del quartiere?

Si apre un nuovo capitolo sulla vicenda delle case Aler di via Treves 41 e 43 che si allagano ogni volta che piove provocando notevoli disagi a chi ci abita. L’acqua piovana, infatti, con il contributo delle acque reflue o di fogna che rigurgitano dai tombini, rende gli stabili poco “stabili” vista l’umidità che si diffonde sulle pareti di molti locali. Umidità che attacca l’intonaco delle pareti (e non solo) provocandone la caduta.

Sulla questione si discute da tempo con accuse e controaccuse (ogni volta che box auto e appartamenti al piano terra si allagano). Adesso dovrebbe essere arrivata l’ora della resa dei conti. Almeno stando alle dichiarazioni di Nicola di Marco, consigliere regionale del M5stelle, che ha chiesto al comune di Trezzano di “individuare con urgenza le responsabilità ed intervenire eventualmente con azioni legali a tutela del patrimonio e degli inquilini”.

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Di cosa si sarebbero resi responsabili i tecnici comunali o quelli della società che gestisce la raccolta delle acque reflue? Di aver approvato e costruito nella zona “un sistema fognario pubblico incapace di ricevere le acque chiare e scure del quartiere” di averlo cioè sottodimensionato. Per una questione di costi? Forse. Il risultato di quella scelta scellerata è che il valore del patrimonio pubblico della case ne è stato depauperato.
 
È stata la stessa Aler, in risposta a una richiesta di accesso agli atti a mettere in evidenza le falle del sistema. In un comunicato stampa firmato congiuntamente da Di Marco e dalla capogruppo in Consiglio comunale M5stelle, Villa Zina viene sottolineato come “Gli inquilini fin da subito, cioè dal 2012 anno delle prime assegnazioni di alloggi, hanno segnalato alla società i problemi di incrostazioni quando non di veri e propri allagamenti. Ciò nonostante né l’Azienda né il Comune di Trezzano hanno mai informato i residenti sulle reali cause di questi evidenti e gravi disagi”.

Poi parte l’affondo: “Sarebbe quindi opportuno verificare le responsabilità di chi ha approvato i progetti di costruzione, considerato che questo genere di valutazioni sul sistema fognario dovrebbero essere fatte prima di costruire un complesso residenziale e non dopo. Quello che rischiamo è di fatto un danno al patrimonio Aler. Per questo riteniamo sia necessario individuare con urgenza le responsabilità ed intervenire eventualmente con azioni legali a tutela del patrimonio e degli inquilini”.

Al di là del confronto politico, andrebbero risolti i disagi di chi quelle case abita. ALER ammette che non è possibile trovare una soluzione immediata, e come soluzione intermedia ha deciso di proporre agli inquilini il cambio alloggio. “Come se questi cittadini fossero dei pacchi postali da spostare qui e là” è il commento dei dei due politici grillini.

Non solo. Il problema è che a Trezzano non ci sono case comunali o comunque di proprietà Aler disponibili. Dove andrebbero gli inquilini che eventualmente accettassero il trasloco? Dovrebbero cabiare comune di residenza? Esistono poi situazioni particolari come quella di un disabile che ha speso circa 15mila euro per adattare l’appartamento assegnato alle sue esigenze. Chi glieli rimborserà, se dovesse decidere di andare via? Insomma, il solito “pasticcio” alla trezzanese.  

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