Home Cronaca Anche oggi, il Sud ovest piange nuove vittime del Coronavirus

Anche oggi, il Sud ovest piange nuove vittime del Coronavirus

Di fronte a numeri che devono far riflettere, le (in)decisioni politiche sono in balìa di conflitti governo-regioni e ripicche personali

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Anche oggi, il Sud Ovest piange nuove vittime da Coronavirus: due a Buccinasco che si aggiungono ai cinque dei giorni scorsi nella stessa città, ai due di Rozzano nell’ultima settimana, due di Cesano Boscone, uno di Trezzano (nessuno ad Assago e Cusago). La tristezza e il dolore accompagnerà le festività di Natale delle loro famiglie.

I dati locali sono sempre allarmanti, in linea con quelli nazionali. La curva dei contagi rallenta lentamente, ma il Covid continua a colpire le famiglie dei residenti. A Buccinasco, i morti hanno raggiunto quota 39, i positivi sono saliti a 239, di cui 13 in ospedale, non è chiaro il numero di persone in quarantena fiduciaria a casa.

A Cesano, il 17 dicembre 2020 (dato pubblicato dal sindaco Simone Negri) risultavano ancora 490 casi attivi, 705 negativizzati e 2 nuovi decessi (25 da settembre). Negli ultimi giorni ci sono stati 5 nuovi contagiati. Tra le vittime, Donatella Bottoni, referente del plesso “Walt Disney” di via XXV Aprile.

Va leggermente meglio a Trezzano dove l’ultimo lutto e di una decina di giorni fa. Dalla scorse settembre, inizio della seconda ondata, nel comune si sono verificati più di 700 positivi da settembre, di cui circa 600 guariti. I ricoverati in ospedale sono una decina, 17, in tre mesi e mezzo, i decessi.

A Corsico i positivi della seconda ondata hanno superato quota 350. Il conteggio complessivo dei morti fa rabbrividire 114 da inizio epidemia. In confronto, Assago e Cusago sembrano essere isole felici. Nel primo comune, si registrano “solo” 21 positivi, 5 ricoverati e 7 decessi; a Cusago i contagiati sono 131, 12 in quarantena e due morti.

A livello nazionale la situazione non cambia. La discesa dei contagi è troppo lenta, ci sono ospedali ancora saturi, e ci sono stati oltre 20.000 decessi nell’ultimo mese. Cala la pressione sugli ospedali, ma area medica e terapie intensive rimangono sopra soglia di saturazione rispettivamente in 10 e 14 regioni, mentre continua a salire il numero dei morti.

Di fronte di questi numeri, le (in)decisioni politiche sono in balìa di conflitti governo-regioni, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere formate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia.

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