lunedì, Febbraio 17, 2025
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Zibido ricorda le 78 vittime del mitragliamento degli aerei alleati alla corriera di Badile

Scoperta una targa e proiettato un video con la testimonianza di Vittoria Messina, una delle sopravvissute all’attacco

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Nell’immagine, il telegramma della società che gestiva la corriera che annunciava la tragedia

Il 30 gennaio 1945, un’autocorriera era partita alle 6.50 da Milano a pieno carico. Quella mattina erano stipati tra i centocinquanta e i duecento passeggeri. Erano impiegati, operai, casalinghe, un avvocato, un mugnaio e un sarto, alcuni studenti, tra cui giovani laureande in chimica, e ferrovieri, manovali, contabili, un’insegnante di matematica. Molti di loro non arrivarono a destinazione. Caddero lungo la strada. L’unica loro colpa fu di viaggiare su quell’autocorriera. All’improvviso furono mitragliati da aerei alleati lungo la Statale dei Giovi a Badile, frazione di Zibido san Giacomo. Settantotto le vittime, molte delle quali abitavano nei comuni che si affacciano lungo il Naviglio pavese.

Per ricordare quella tragedia, il Comune di Zibido San Giacomo ha voluto celebrare la “Giornata della memoria” con due appuntamenti in programma domani, sabato 1 febbraio. Alle 11 si terrà la cerimonia nella piazzetta in via Vittorio Veneto, dove sarà posizionata una targa in memoria della strage di Badile e verrà piantato un ulivo quale simbolo di pace in ricordo delle vittime di tutte le guerre. In serata, alle 21 si terrà il primo spettacolo a ingresso libero della rassegna teatrale in Corte San Pietro in via XXV Aprile. In palcoscenico “Mary Berg: storia di una ragazza di Varsavia”. Uno spettacolo tratto dalle pagine del diario di Mary, una delle rarissime sopravvissute al massacro nazista nel ghetto di Varsavia.

«La memoria – ha dichiarato il sindaco Sonia Belloli in una nota stampa – sia testimonianza quotidiana, perché ogni guerra coinvolge sempre vittime innocenti. Per questo, abbiamo deciso di ricordare le persone uccise a Badile nell’ultimo gelido inverno della Seconda guerra mondiale, quando gli alleati cercavano di indebolire la resistenza della Repubblica sociale e dei nazisti con bombardamenti che non risparmiavano scuole, monumenti, ospedali e mezzi di trasporto, come l’autocorriera su cui viaggiavano pendolari, studenti e casalinghe. La guerra è stata ed è purtroppo ancora anche questo».

«Abbiamo deciso di ricordare – ha spiegato l’assessore alla cultura, Giovanni Navicello – un evento che riguarda il nostro territorio, il mitragliamento dell’autocorriera Milano-Pavia fatto da aerei alleati di ritorno da azioni di bombardamento. Tra passeggeri e passanti, sono state uccise 78 persone e molte altre sono rimaste ferite. Sulla targa commemorativa – prosegue l’assessore – ci sarà un QR code, scansionando il quale si potrà leggere per intero la ricostruzione degli eventi e vedere la video-testimonianza della signora Vittoria Messina, gentilmente concessa dai familiari, che quel giorno era sulla corriera». Alla cerimonia sono attesi i familiari della sopravvissuta.

La storia

Il 30 gennaio 1945, l’autocorriera identificata dal numero 10045-940PV era partita alle ore 6.50 da Milano a pieno carico. Quella mattina erano stipati tra i centocinquanta e i duecento passeggeri, per la gran parte operai che si recavano al lavoro, studenti milanesi diretti all’Università di Pavia, casalinghe, oltre a due autisti e un bigliettaio.

Nella foto la Croce commemorativa che ancora si erge tra Zibido e Binasco

Alle otto circa, l’autista vide, sessanta metri davanti a sé, fermarsi improvvisamente un camioncino e le persone a bordo, insieme a due ciclisti di passaggio, correre verso i bordi della strada, in direzione dei rifugi antischegge. Il conducente comprese la situazione e, fermata la corriera, aprì le porte, avvisando a voce alta del pericolo imminente. Giornali e testimoni descrissero con parole di sgomento la tragica scena di devastazione e di sangue che si poté vedere alla fine del mitragliamento: nell’interno, tra i sedili squarciati dalle raffiche degli esplosivi, tra membra strappate, sangue, ossa e brandelli di carne umana, pochi morti erano ancora riconoscibili, la maggior parte di essi era sfigurata, amputata, dilaniata.

Per terra si vedevano vari pacchi e cartelle di libri, a rammentare come quello fosse stato l’ultimo viaggio anche per un gruppo di giovani universitari, studenti alla Facoltà di Chimica a Pavia, che figureranno sul Corriere del giorno dopo, in un necrologio collettivo voluto dai loro amici e compagni di studi. Avevano trovato la morte non solo coloro che non erano riusciti a scendere in tempo dall’autocorriera, ma anche alcuni di quelli che si erano gettati nei fossati ai margini della strada, e le vittime si conteranno non solo fra i passeggeri, ma anche fra la gente che transitava proprio in quel momento sulla strada; alcuni corpi furono trovati solo in seguito, perché occultati dalla neve dei campi nei quali queste persone avevano cercato la fuga.

 

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