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Zibido “rende giustizia” a Giuseppe Bonmarito ucciso dalla mafia per difendere lo Stato

La sorella Francesca, residente in paese, incontrerà giovedì 21 novembre i giovani del Consiglio comunale dei ragazzi per raccontare loro la dolorosa storia del fratello, appuntato dei carabinieri morto mentre compiva il suo dovere

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Nella foto, Francesca Bonmarito mostra la cover del suo libro sulla strage di via Cristoforo Scobar a Palermo nel 1983

Giuseppe Bommarito era l’appuntato dei carabinieri ucciso, insieme al capitano Mario D’Aleo e al carabiniere scelto Pietro Morici, nella strage di via Cristoforo Scobar a Palermo nel 1983. Alla sua storia, la sorella Francesca Bommarito, cittadina di Zibido San Giacomo e siciliana d’origine, ha dedicato il libro “Albicocche e sangue” che domani, giovedì 21 Novembre sarà raccontato ai ragazzi e a tutti i presenti nell’aula consiliare di Zibido san Giacomo.

La storia

L’assassinio consecutivo di due comandanti dei carabinieri in una stessa città: Monreale, regno dei Brusca e di Riina. Prima Emanuele Basile nel 1980, poi Mario D’Aleo nel 1983. E proprio con D’Aleo, Giuseppe Bonmarito condivise gli ultimi istanti di vita una sera di giugno insieme a un altro carabiniere, Pietro Morici. Lo avevano accompagnato davanti alla casa della fidanzata in via Scobar. E gli morirono accanto, in mezzo alle albicocche finite sull’asfalto e che Giuseppe aveva appena regalato al suo capitano.

Il mandante

Bonmarito, solo lui quella sera, venne ucciso da una lupara. Il tipo di armi usato parla sempre. Giuseppe non fu dunque ucciso “per caso”, come tutti dissero per anni. Ma per punirlo di qualcosa, che emerse d’improvviso da una relazione di servizio sbucata da atti dimenticati. Non aveva obbedito, Giuseppe, al capomafia di Monreale che gli aveva intimato di non raccontare a nessuno di averlo sorpreso in riunione con l’ex sindaco dentro un mobilificio. L’appuntato aveva disobbedito e ne aveva scritto in un rapporto in caserma. Era perciò vittima designata quanto il suo capitano.

Il libro

Il libro di Francesca Bommarito contribuisce a rendere onore alle vittime del triplice omicidio di valorosi servitori dello Stato che, pur con le limitate risorse di una compagnia di provincia, quella di Monreale, avevano avuto le intuizioni giuste, la forza e il coraggio di portare avanti indagini delicatissime che, partendo dal basso, arrivavano fino ai vertici dell’organizzazione mafiosa. Un libro che aiuta a comprendere che, nel lungo elenco dei morti per mafia, non ci sono vittime di serie A e vittime di serie B, come sottolinea Nino Di Matteo, nella prefazione. Tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per svolgere con passione, impegno e correttezza la loro “missione” meritano di essere ricordati e onorati.

Gli ospiti

Con l’autrice di “Albicocche e sangue”, Lorenzo Sanua, referente del presidio di Libera Sud ovest Milano “Angelo Vassallo” e figlio di Pietro Sanua, ambulante ucciso dalla criminalità organizzata a Corsico nel 1995. Alla serata, moderata dal vicesindaco Anita Temellini parteciperanno anche la sindaca Sonia Belloli ed Emanuela Rocca, tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri.

I commenti

“La presentazione del libro – ha sottolineato il vicesindaco Anita Temellini – ci offre uno spunto di riflessione sia sul ruolo dei carabinieri, che garantiscono la sicurezza nei piccoli come nei grandi centri urbani, sia sulla violenza spietata della criminalità organizzata. Ricordare la strage di via Scobar nella Palermo del 1983 ci permette di mantenere viva la memoria di chi ha messo, rimanendo purtroppo ucciso, e mette a repentaglio la propria vita per garantire a tutti noi di vivere più tranquilli e ai giovani di poter affrontare con fiducia il futuro”.

«La legalità – precisa la sindaca Sonia Belloli – ha diverse sfaccettature perché non vuol dire solo agire secondo la legge, ma è convivenza civile, rispetto dell’altro, del bene comune. Uomini e donne in divisa sono impegnati ogni giorno per contrastare eventi delittuosi e, in alcuni casi, la criminalità organizzata che cerca in ogni mondo di infiltrarsi nei gangli delle comunità. Destabilizzando anche il tessuto economico locale. Ringrazio la nostra concittadina Francesca Bommarito per aver accettato di condividere un momento estremamente doloroso della sua vita. Un monito e un insegnamento per tutti noi».

 

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