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Vitali: “Non è detto che il parente di un mafioso sia un mafioso, ma servono controlli più accurati”

Parla il neo presidente della Commissione antimafia di Corsico: la prima gatta da pelare di cui si occuperà è il sub appalto assegnato all’impresa del genero di Molluso, boss della ‘ndrangheta

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Vitali- “Non è detto che il parente di un mafioso sia un mafioso, ma servono controlli più accurati”

Gianluca Vitali, candidato sindaco alle ultime elezioni amministrative di Corsico del Movimento 5Stelle, è il presidente della neonata Commissione antimafia istituita dal Comune della città. Lo affiancano il vicepresidente Jacopo Bosi, Luigina Spaccini, Marco Gesmundo e Francesco Magisano. Quella che segue è la prima intervista che il neopresidente ha rilasciato dopo la sua nomina.

Si tratta di una commissiona nata da…?
“ Da un’esigenza della comunità corsichese che da anni la richiedeva, visto gli episodi che sono avvenuti all’interno della città.

”

Qual è la sua funzione, quali i suoi compiti? 
“Per prima cosa vorrei dire cosa non è. Non è una commissione politica. Poi non ha poteri di indagine e non si sostituirà alle forze dell’ordine. Promuoverà la cultura della legalità, la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia. Poi si occuperà del miglioramento della gestione dei beni confiscati alla criminalità che attualmente non sono gestiti in maniera adeguata. Alcuni sono in ristrutturazione, altri sono addirittura occupati abusivamente. Infine formulerà proposte e iniziative di contrasto alle mafie”.

Lei ha sottolineato: non è una commissione politica. La minoranza in Consiglio comunale dice: “Vitali è organico alla maggioranza perché pur non apparentandosi ha stretto un patto elettorale per il ballottaggio. Per questo motivo non si può dire che la presidenza della commissione sia stata affidata a un rappresentante della minoranza. Cosa risponde?
“Si tratta di polemiche pretestuose. Le presidenze di commissioni di questo tipo non vanno assegnate d’ufficio a membri della minoranza o della maggioranza. Vanno a chi si ritiene più idoneo a ricoprire la carica. Qualche esempio? A Buccinasco, presidente è lo stesso sindaco, quindi membro della maggioranza che governa la città, a Rozzano è stata affidata a un esponente dei 5 stelle che è all’opposizione”.

Qual è il suo modello di riferimento?
“Quello della Regione Lombardia con a capo Monica Forte, il cui lavoro è riconosciuto sia dalla maggioranza, sia dall’opposizione”.

La prima gatta da pelare di cui si occuperà la commissione è il sub appalto assegnato all’impresa del genero di Molluso, boss della ‘ndrangheta che ha Corsico ha fatto il bello e cattivo tempo. Come intende procedere?
“Innanzitutto con l’analisi dei documenti per capire cosa non ha funzionato, quali meccanismi si sono inceppati. Convocheremo il funzionario amministrativo responsabile e l’assessore alla partita per capire come è potuto succedere, e senza mettere alcuno sul banco degli imputati. Vogliamo solo capire cosa si è inceppato. L’impressione è che non ci sia alcun dolo o alcun secondo fine. Si è trattato di una grossa leggerezza, che dovremo cercare di evitare in futuro, dovuta probabilmente alla scarsa conoscenza del territorio del funzionario”.

Dopo lo stocco, l’illuminazione. Da un Molluso a un Trimboli, a Corsico è un vizio?
“Ci sono sostanziali differenze che sinora nessuno ha messo in evidenza. Un conto è un atto politico di giunta come è capitato nel caso dello stocco, un conto è un atto amministrativo come è capitato in quest’ultimo caso. Si tratta di piani molto diversi. In punta di diritto sono due cose molto diverse…

”

A proposito di diritto, però, sia nel caso dello stocco che nel caso dell’illuminazione le persone coinvolte non hanno alcun precedente penale, non sono coinvolti in alcuna inchiesta (o almeno non se ne è a conoscenza). È mai possibile che l’essere parente di… rappresenti sempre e comunque una condanna a vita?
“Il tema che propone è importantissimo: in teoria, no! Non è detto che il parente di un mafioso sia un mafioso. Qui non stiamo dicendo: non diamo, non facciamo. Il caso è più tecnico, più pesante. A livello di diritto non c’è nulla che vieti l’assegnazione dell’appalto al parente incensurato di turno, ma in queste situazioni ci vuole un maggior controllo. Molto spesso capita che gli interessi di un clan vengano portati avanti da un membro della famiglia che non ha alcun precedente, ed è proprio per questo che i controlli devono essere eseguiti con grandissima attenzione”.

Viso che lo stesso Trimboli (la cui fedina penale, al momento, appare più linda di una camicia trattata con la candeggina), avrebbe rinunciato al sub appalto, c’era bisogno di sollevare un polverone di questo tipo? 
“È una domanda che dovrebbe fare a chi lo ha sollevato. Non so perché il sindaco abbia pubblicato il comunicato stampa con il quale ha reso di dominio pubblico l’esistenza del caso. Probabilmente Ventura è rimasto impressionato dal cognome presente nella delibera, un cognome pesante per chi conosce la storia di Corsico, e si è sentito in dovere di intervenire”.

Il sospetto è che casi come questo servano solo ai professionisti dell’antimafia per consolidare o ravvivare le loro carriere?
“Direi proprio di no! Il tema è così delicato che non vorrei entrarci. Credo che sia importante impegnarsi contro la diffusione della cultura mafiosa e che chiunque dia una mano sia il benvenuto”.

Il Comune di Corsico ha adottato le Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione, il cosiddetto regolamento anticorruzione?
“Certo, lo approva entro il 31 gennaio di ogni anno per il triennio successivo. È uno degli aspetti che tratteremo. Al suo interno vanno inserite barriere di protezione, alti livelli di formazione affinché i dirigenti comunali abbiano le capacità per porre rimedio alle criticità che potrebbero emergere”

.

Quali sono le quattro iniziative che intende intraprendere per diffondere la cultura antimafia all’interno dei confini di Corsico?
“Creare una rete che permetta di conoscere le realtà del territorio che già lavorano in quest’ambito, incontrare i dirigenti dei commercianti corsichesi per comprendere il loro punto di vista sull’argomento, collaborare con altre commissioni (compreso quella regionale) per capire come agiscono, andare nelle scuole per insegnare la cultura della legalità ai più piccoli. È da lì che si cominciano a combattere le mafie”.

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