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Sulla ristrutturazione della Stazione di Corsico l’ombra di 23milioni di euro spariti e un suicidio

I retroscena della vicenda che vede protagonista la onlus Fratelli di San Francesco, e il blocco dei lavori imposti dall’ufficio edilizia privata del Comune

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Nella foto, la vecchia stazione di Corsico, inaugurata nel 1871.
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Nell’immagine, la vecchia stazione di Corsico, inaugurata nel 1871 (foto di Renato Rognoni)

Era una delle testimonianze storiche di Corsico. Un luogo intimamente legato alla città. Inaugurata nel 1871 ha accolto generazioni di operai che lavoravano nelle fabbriche del territorio, compreso quelli della cartiera Burgo, centrale della Resistenza al nazi-fascismo durante la Seconda guerra Mondiale. Da qui, secondo una leggenda metropolitana sarebbe partito Luigi Salma, uno dei partigiani più attivi della sezione della Burgo, nel lungo viaggio che lo avrebbe poi condotto a Mauthausen.

Oggi di tutto questo non c’è traccia. Il progetto di ristrutturazione della vecchia Stazione di Corsico ha partorito un casermone irriconoscibile che ne ha cancellato identità, anima e testimonianza. Una vera perdita per chi vorrebbe che la città non dimenticasse le proprie radici in nome di un rinnovamento che non ha nulla a che vedere con l’innovazione ma forse sfiora il campo della speculazione.

Nella foto. la stazione di Corsico dopo i lavori di ristrutturazione

Ieri pocketnews.it ha pubblicato la notizia del blocco dei lavori (Leggi qui). In sostanza, l’ufficio di edilizia privata si è accorto che nel fascicolo che riguardava la sua ristrutturazione mancano documenti importanti. Il più importante è quello che avrebbe dovuto rilasciare la Soprintendenza alle belle Arti di Città metropolitana. Si tratta di una autorizzazione che avrebbe dovuto certificare gli interventi concessi e cosa non si sarebbe dovuto toccare. Una specie di inventario su cosa doveva essere “mantenuto e visibile” senza sconvolgere la morfologia di un bene storico, come è stato fatto.

Oggi ci occupiamo dei retroscena che hanno portato a questo pasticcio che vede coinvolti da un lato l’amministrazione comunale, dall’altro le Ferrovie dello Stato, e, soprattutto, la fondazione Fratelli di San Francesco, una onlus che aveva ottenuto da Fs la concessione all’utilizzo della struttura. Se per l’amministrazione comunale si tratta (forse) solo di un mancato controllo dei lavori e della relativa documentazione da presentare, senza la quale i lavori non sarebbero dovuti nemmeno iniziare, per la Fondazione Fratelli di San Francesco, gruppo privato, probabilmente si sfiora il reato penale.

In verità, non sarebbe la prima volta che, se accadesse, accade. Il fondatore della Onlus, fra Clemente Moriggi, è già finito nel mirino degli inquirenti per una questione di soldi: 23 (qualcuno parla di 25) milioni di euro spariti dalle casse dei francescani. Uno scandalo esploso nel 2014 che vedeva coinvolto lo stesso fra Moriggi, Fra Giancarlo Lati e Fra Renato Beretta. Per dovere di cronaca va ricordato che nel maggio del 2019 tutti sono stati prosciolti dall’accusa di appropriazione indebita, per prescrizione.

Evitato il carcere, i superiori di Moriggi gli avevano “consigliato” di ritirarsi in un convento nell’hinterland milanese, ma il frate non aveva voluto rispettare la regola dell’obbedienza che vige tra i francescani. Che a quel punto lo avevano espulso dall’ordine oltre che «dimesso dallo stato clericale». (Approfondisci qui) Riguardo alla Fondazione “Fratelli di San Francesco”, di cui fra Clemente è socio fondatore e Direttore delle opere, gli stessi suoi ex superiori hanno sempre affermato essere una “fondazione laica ed autonoma, le cui scelte operative non dipendono in alcun modo dalla nostra provincia religiosa”. Per cui chi accosta la fondazione ai francescani o mente in buona fede, visto la denominazione, o mente sapendo di mentire.

I veri francescani, già nel 2013, avevano invitato la Fondazione Fratelli di San Francesco “a non utilizzare immagini o simboli riferibili alle sue strutture”. La decisione era motivata per evitare che l’opinione pubblica percepisse la Fondazione come espressione “diretta dell’attività caritativa dei dei frati minori operanti in terra ambrosiana, mentre ciò non risulta vero”. Che questa diffida sia stata osservata è tutto da dimostrare, vista la sovrapposizione che ancora oggi avviene con altre onlus diretta emanazione dei poverelli di San Francesco.

Ma le vicende dalla onlus non finiscono qui. Sulla sua attività c’è anche l’ombra di un suicidio. Un mistero irrisolto che ancora fa riflettere chi ha avuto la ventura di sfiorarlo. Quello del broker italosvizzero Leonida Rossi uccisosi il 25 novembre del 2015. (Approfondisci qui) Rossi, fiduciario di Moriggi e di molti altri religiosi, si tolse la vita impiccandosi nella sua villa di Lurago d’Erba. Del fiume di denaro che gli era stato affidato, in cambio della promessa di rendimenti elevatissimi, non si è più ritrovata traccia.

Titolari dell’inchiesta erano i pm Adriano Scudieri e Sergio Spadaro. Furono loro al momento di chiudere le indagini, a chiedere l’archiviazione dell’intero procedimento per la morte di Rossi, ritenuto l’unico responsabile della vicenda. I due magistrati avevano sollevato più di un dubbio sulla reale conoscenza dei religiosi sui traffici del broker. Di parere opposto il gip Maria Vicidomini che, basandosi su una intercettazione nella quale lo stesso Moriggi confidava a un suo amico di avere nascosto, durante una perquisizione, della documentazione importante sotto un frigorifero e sotto un borsone, aveva ordinato ai pm l’imputazione coatta a carico di fra Moriggi, Fra Giancarlo Lati e Fra Renato Beretta.

Come arriva la Fondazione Fratelli di San Francesco a Corsico? Il collegamento è l’avvocato Angelo Angelini, da anni legale della onlus, candidato alle elezioni comunali del 2015 nella lista “Insieme per Corsico” che appoggiava la corsa alla poltrona di sindaco di Roberto Masiero. Il 6 Aprile 2020 Angelini è stato eletto presidente della onlus. Con lui, nel consiglio di amministrazione Clemente Moriggi, Stefano Orfei e Andrea Mascaretti.

Angelini è rimasto in carica sino al 26 novembre del 2021, quando ha dovuto cedere la sua poltrona allo stesso ex frate Moriggi. Ufficialmente doveva gestire la onlus sino all’approvazione del bilancio societario. C’è però il sospetto che sia stato usato come testa di ponte per superare eventuali ostacoli che si sarebbero potuti presentare nell’operazione Stazione. Poi, visto gli impedimenti sollevati dall’ufficio edilizia privata, la carica sarebbe tornata nelle mani del suo vero possessore. Vero? Falso? Ai posteri l’ardua sentenza.

Comunque i fatti sono questi. Il 21 luglio 2021 è stata presentata in comune la richiesta della Scia relativa all’intervento di ristrutturazione edilizia della vecchia Stazione. Secondo la documentazione pubblicata all’albo pretorio del Comune di Corsico, il 20 agosto dello stesso anno, giusto un mese dopo, era stato imposto un primo alt ai lavori, perché nel fascicolo mancava l’autorizzazione della Soprintendenza alle belle arti. Alt certificato con un atto di polizia giudiziaria.

Invece, i lavori sono andati avanti sino a quando, l’ufficio di edilizia privata del comune non è stato costretto a imporre lo stop a ogni attività in cantiere. Stop che diventerà definitivo se entro 45 giorni dalla notifica, la Fondazione non produrrà il documento richiesto. Intanto però il danno è stato fatto. La stazione è irriconoscibile. Ne è venuto fuori un edificio anonimo, privo di personalità. Qualcuno ha parlato di stupro, altri di devastazione, altri ancora di “intervento indecente”.

A questo punto, si prevede che scenda in campo anche la politica. Sono state due sin ora le interpellanze presentate in comune in questi anni. La prima del dicembre del 2020 a firma del consigliere Antonio Saccinto, la seconda autografata da Roberto Mei. Entrambe chiedevano lumi sulla tipologia di intervento cui si voleva sottoporre l’edificio storico, chi o cosa avrebbe ospitato. A entrambe fu risposto che trattandosi di francescani c’era da fidarsi. Il bello è che la onlus non ha più nulla di francescano.

Qualunque siano le posizioni, rimane un dato di fatto: non è più possibile recuperare la vecchia struttura. Chissà cosa direbbe oggi il suo ultimo capostazione, Paolo Carbone Viviani, allora segretario della Dc corsichese, che sino agli anni ’90 ha abitato al piano superiore dell’edificio. O i ragazzi di Geo Art che una ventina di anni fa avevano creato al suo interno un centro culturale in cui si suonava musica jazz di buon livello.

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