I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Pavia e dello Scico sono riusciti a tracciare le rotte del narcotraffico che partendo appunto dal Perù, transitava per la Spagna per poi giungere in l’Italia, dove la droga era destinata alle cosche di ‘ndrangheta della Lombardia e della Calabria soprattutto a soggetti del clan Molluso, particolarmente attivo nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti grazie al 34enne Alessandro Molluso e a Carmelo Bonfiglio, legati anche al clan Barbaro-Papalia di Buccinasco.
Durante le indagini, i finanzieri pavesi, monitorando tutte le fasi di importazione della droga sono riusciti a bloccare i carichi di cocaina destinati alle piazze italiane che, una volta venduta sulle varie piazze di spaccio avrebbe garantito alle cosche un profitto di circa 5 milioni di euro. Per sfuggire ai controlli doganali e alla particolare abilità a fiutare lo stupefacente dei cani antidroga della Guardia di Finanza, la cocaina è stata anche occultata attraverso dei procedimenti chimici nelle copertine di libri e riviste o intrisa nei rivestimenti delle valigie al seguito dei corrieri per poi essere chimicamente estratta e raffinata in laboratori clandestini.
Uno di questi laboratori, era stato scoperto dai finanzieri nel luglio 2019, a Trezzano sul Naviglio, proprio mentre erano in corso le operazioni di raffinazione della cocaina. Era la prima volta che i finanzieri avevano scoperto il metodo per estrarre cocaina liquida dalle pagine di libri, impregnati nel paese sudamericano.
L’estrazione avveniva in una carrozzeria aperta nella zona artigianale del quartiere Zingone e su un’ambulanza della Croce oro, dove era stata installata l’attrezzatura per riportare la coca allo stato solido, tagliarla, confezionarla e immetterla sul mercato. Dopo la perquisizione, nel portafoglio di uno dei fermati, era stata trovata la formula chimica per riportare la cocaina a polvere.
Nella carrozzeria trezzanese, erano stati sequestrati 3 chili di cocaina pura, oltre a litri di stupefacente allo stato liquido. Quelle indagini sono state la base su cui costruire l’intera inchiesta “Mixtus” che in soli due anni ha portato al sequestro di 50 chili di droga, un vero e proprio fiume di “polvere bianca”.