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“Ragazzo muto con sindrome di Down aggredito”, un giallo sull’asse Cesano – Rozzano

Alcuni graffi sul collo del giovane e un ematoma sulla schiena avrebbero insospettito i genitori che si sono rivolti ai carabinieri

trasporto-disabilikÈ un giallo. Una vicenda che, se fosse confermata darebbe, ancora una volta indicazioni su quanto c’è da lavorare in tema di rispetto per chi è diverso. O di controlli all’interno di strutture delegate all’assistenza. I fatti. Un ragazzo di 25 anni muto e con la sindrome di Down sarebbe stato aggredito nel centro di assistenza che frequenta ogni giorno, a Cesano Boscone. La denuncia arriva dai genitori del giovane, che vivono a Rozzano. I responsabili del centro in cui il giovane viene assistito, dal canto loro, giurano di non saperne alcunché.

L’episodio sotto la lente sarebbe accaduto qualche giorno fa. Quando un pulmino privato con autista e assistente ha riportato il ragazzo a casa, dopo una giornata trascorsa nel centro di assistenza cesanese. Appena lo ha visto, la madre avrebbe notato due graffi da cui usciva ancora qualche goccia di sangue. Chieste spiegazioni, ad autista e assistente le sarebbe stato risposto che il viaggio di rientro era stato tranquillo. Rasserenata (per poco), la donna ha pensato che il ragazzo si fosse fatto male da solo.

Infatti, accudendolo e cambiandogli gli abiti che il figlio indossava, si sarebbe accorta di una specie di ematoma sulla schiena, all’altezza della scapola. Palpando il punto, il giovane si sarebbe divincolato a causa del dolore provocato dai tocchi. Non riuscendo ad ottenere alcuna spiegazione, il ragazzo non parla, i genitori si sono subito recati dai carabinieri di Rzzano ai quali hanno denunciato quel che presumibilmente era accaduto. Prima però sarebbero passati dal pronto soccorso dell’Humanitas.

I sanitari avrebbero visitato il ragazzo e avrebbero riscontrato delle contusioni compatibili con una possibile aggressione. “Come se qualcuno lo avesse preso per il collo e lo avesse sbattuto a terra” dice la madre. La prognosi parlerebbe di 7 giorni di prognosi.

“Successivamente – ha raccontato la donna ai giornalisti – io e mio marito siamo riusciti a rintracciare l’educatore di mio figlio a scuola. Ci ha detto che era stata una giornata tranquilla, in cui non era successo nulla. Nessun riferimento all’episodio riguardante i graffi e la botta ricevuta da nostro figlio. Allora ho chiesto come fosse possibile che si sia fatto male e che né lui né nessun altro si fossero accorti di nulla: di certo non poteva essersi ferito da solo. Se si fosse trattato invece di un’aggressione da parte di un altro disabile, come mai non se ne erano accorti? Dov’erano invece di controllare?”

“Io – ha continuato la donna – voglio sapere cosa è successo quel giorno. In quella scuola viene riportato in un quaderno tutto ciò che succede. Per il 22 giugno non c’è nulla. Tutto tranquillo, nessuna anomalia. Allora chi è stato? Io potrei anche capire l’aggressione da parte di un altro disabile, ma se fosse stato qualcun altro in un momento di rabbia?”

“Voglio andare a fondo a questa vicenda. – ha concluso – Per frequentare quella scuola, mio figlio paga 40 euro al giorno, metà versati da noi e l’altra metà dal Comune di Rozzano. Ma ci sono problemi di varia natura, questo non è il primo. Come quando mettono la carta tipo scottex nelle mutande di mio figlio, per evitare di portarlo in bagno nelle ultime ore della giornata scolastica. Così, se dovesse aver bisogno di urinare, non potendo parlare, secondo loro la carta potrebbe servire a contenere l’urina”.

In questi giorni dovrebbe tenersi un incontro tra genitori e responsabili del centro cesanese di assistenza. La speranza di tutti è che si possa fare chiarezza.

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