venerdì - 19 Aprile 2024
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Poliziotti corrotti: agli arresti domiciliari l’assistente capo e un imprenditore egiziano

Agevolavano il rilascio di permessi di soggiorno a favore di cittadini stranieri, maghrebini in particolare

Questa mattina, agenti della polizia di Stato, hanno eseguito l’ordinanza degli arresti domiciliari a G.D., assistente capo della stessa polizia, e dell’imprenditore egiziano A.H. Altri agenti, nell’ambito della stessa inchiesta, hanno notificato un provvedimento di interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio per un anno a carico di S.A., ex funzionario della polizia oggi in pensione.

I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari, Silvia Pansini, della procura di Monza, che ha riconosciuto l’ipotesi accusatoria formulata dal pubblico ministero Franca Macchia. Nello specifico ai tre sono stati contestati a diverso titolo i reati di corruzione, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, istigazione alla corruzione in materia di
immigrazione.

I fatti risalgono al triennio 2014-2016, allorquando i due funzionari prestavano servizio nel commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Sesto San Giovanni. Dalle indagini è emerso che in cambio di denaro e di regalie di diversa natura (viaggi, pranzi e cene in ristoranti esclusivi e capi d’abbigliamento), i poliziotti hanno agevolavano il rilascio di permessi di soggiorno a favore di cittadini stranieri, maghrebini in particolare, loro indicati da A.H.

Gli inquirenti, grazie all’ausilio di intercettazioni telefoniche e dall’analisi di decine di pratiche di rilascio di permessi di soggiorno, e dallo studio della documentazione e dei contenuti di computer sequestrati in occasione delle perquisizioni effettuate a carico dei sospettati, hanno ricostruito i “rapporti di natura illecita tra i destinatari delle misure cautelari”.

A carico del solo assistente capo G.D, un filone dell’inchiesta ha permesso di scoprire la sua partecipazione a frodi assicurative, (era l’autore di falsi verbali di polizia giudiziaria) e il tentativo di corruzione di un altro operatore affinché quest’ultimo redigesse un verbale falso dopo il primo intervento della volante.

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