Un problema assai diffuso nell’approccio dei pazienti alla malattia è l’affidamento eccessivo dell’uso dei Saba, broncodilatatori beta2-agonisti a breve durata d’azione, che può diventare abitudine se non dipendenza e abuso. Attualmente la comunità scientifica tende a prendere le distanze dall’uso dei soli Saba, che agiscono sui sintomi e non sull’infiammazione sottostante, e il cui uso regolare o addirittura frequente può essere un segno di scarso controllo della malattia, aumentandone il rischio di riacutizzazioni.
Per aumentare la consapevolezza del paziente asmatico sul tema è stato sviluppato uno strumento di autovalutazione: il questionario Saba Reliance, concepito da Rob Horne, University College London. I pazienti possono fare questo breve test sul sito del progetto per rilevare la propria percezione sull’uso dei farmaci e valutare un eventuale uso eccessivo di Saba. In base alle risposte fornite, il test indica se il paziente è a rischio basso, medio o alto di fare un eccessivo affidamento sul proprio “inalatore blu” ed è invitato a cogliere subito l’occasione offerta da Asma Zero Week per parlarne con un medico specialista.
Un recente studio curato da Paola Rogliani mostra che i pazienti con asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva sono a minor rischio di ospedalizzazione in caso di Covid-19: “Questo risultato all’apparenza ‘paradossale’ potrebbe essere correlato all’effetto protettivo dei corticosteroidi inalatori somministrati in tutto il mondo alla maggior parte dei pazienti asmatici e con Bpco” spiega. “Ciò sosterrebbe indirettamente l’evidenza che gli inalatori cortisonici possono migliorare il decorso clinico del Covid-19, probabilmente modulando l’espressione dei recettori che facilitano l’ingresso del virus nelle cellule ospiti”.
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