
Il 10 ottobre 2024, Rozzano è stata scossa da un crimine brutale che ha sconvolto l’intera comunità: l’omicidio di Manuel Mastrapasqua. La sua morte è avvenuta nel cuore della notte, mentre tornava a casa dal lavoro. A compiere il delitto, secondo le indagini, è stato Daniele Rezza, un giovane di 20 anni. Oggi, 14 aprile 2025, inizia il processo che dovrà fare chiarezza su quanto accaduto quella sera e stabilire le responsabilità del giovane, accusato di omicidio volontario e rapina. L’ombra dell’ergastolo pende su di lui.
L’accusa
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Rezza avrebbe deciso di rapinare Mastrapasqua. L’intento del giovane, secondo la versione accusatoria, era di sottrarre alla vittima oggetti di valore modesto, tra cui un paio di cuffie dal valore di pochi euro, da rivendere. Mala situazione è rapidamente degenerata. Durante il tentativo di rapina, Rezza avrebbe estratto un coltello e colpito Mastrapasqua, lasciandolo agonizzante per strada, incapace di difendersi. La vittima è stata trovata poco dopo, dissanguata e ormai senza vita. Rezza è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, con l’aggravante dei futili motivi (la rapina per pochi euro) e la premeditazione. Questo lo espone al rischio di una condanna all’ergastolo, pena massima per il crimine che gli viene imputato.
La versione di Rezza
L’imputato ha fornito una versione dei fatti che differisce sostanzialmente dall’accusa. Al giudice per le indagini preliminari, aveva confessato di aver tentato di rapinare la vittima, ma di non aver avuto l’intenzione di ucciderla. Secondo il suo racconto, aveva visto Mastrapasqua e aveva pensato di rubargli denaro, il cellulare e altri oggetti che avrebbero potuto essere rivenduti. Ma, qualcosa è andato storto, e la situazione è precipitata. Rezza ha spiegato di non essersi reso conto dell’intensità della violenza che stava esercitando, dicendo di non aver mai visto la lama che impugnava, insanguinata. Una volta commesso il crimine, il giovane avrebbe gettato il coltello in un cassonetto e, accompagnato dal padre, sarebbe partito per Pavia e poi Alessandria, dove si è costituito alle forze dell’ordine.
Il ruolo del padre
Un aspetto inquietante di questa vicenda è il ruolo che il padre di Rezza avrebbe avuto nel favorire la fuga del figlio dopo il crimine. Secondo quanto riportato dai media, il padre di Daniele avrebbe preso parte all’occultamento delle prove, gettando le cuffie rubate in un
cassonetto. Inoltre, avrebbe accompagnato il figlio alla stazione di Pieve Emanuele, un gesto che ha contribuito a ritardare le indagini e ha complicato il lavoro della polizia.
La famiglia di Manuel
La famiglia di Manuel Mastrapasqua è stata travolta dal dolore per la morte del 31enne, descritto come una persona affettuosa e sempre pronta ad aiutare gli altri. La sorella, Marika Mastrapasqua, ha dichiarato alla Rai di sperare che Rezza riceva la pena più severa possibile. Le parole della famiglia rispecchiano la richiesta di giustizia per un atto che ha spezzato una vita giovane in modo così violento e insensato. “Mi auguro che riceva il massimo della pena”, ha detto Marika, sottolineando come la morte del fratello sia stata un atto insopportabile di violenza gratuita.
Le indagini e l’arresto
Le indagini sull’omicidio sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, che, grazie al racconto di alcuni testimoni e all’analisi delle telecamere di sorveglianza, sono riusciti a ricostruire i dettagli dell’aggressione. Dopo il crimine, Rezza ha cercato di nascondere le tracce del delitto, ma la sua fuga e la sua successiva decisione di costituirsi non sono riuscite a impedire l’inizio delle indagini. Le circostanze del delitto, con l’aggravante della violenza e della crudeltà, hanno portato gli inquirenti a incolparlo di omicidio volontario. Il coltello utilizzato nell’aggressione è stato trovato e ritenuto un elemento chiave nelle indagini, così come la testimonianza del padre che ha cercato di “coprire” la scena del crimine.
Il processo
Con l’inizio del processo, il destino di Daniele Rezza è nelle mani della giustizia. Accusato di omicidio volontario e rapina, Rezza potrebbe affrontare una condanna pesante, che, in base agli sviluppi del processo, potrebbe culminare in una sentenza di ergastolo. L’accusa si
concentra sulla futilità del movente e sulla brutalità dell’aggressione, mentre la difesa cercherà di provare che il giovane non avesse intenzione di uccidere. Il caso ha suscitato una forte reazione emotiva nella comunità di Rozzano e in tutta la provincia di Milano, sollevando interrogativi sulla violenza giovanile e sulla crescente incidenza dei crimini legati a rapine improvvisate. La vicenda rimane una delle più tragiche e complesse dell’anno.
Un delitto che fa storia
Il caso dell’omicidio di Manuel Mastrapasqua è destinato a rimanere nella memoria collettiva di Rozzano. L’atrocità del delitto e la giovanissima età dell’assassino pongono interrogativi sul degrado sociale e sulle motivazioni che spingono i giovani a compiere atti di violenza estrema. Mentre il processo per Daniele Rezza inizia, la famiglia della vittima continua a cercare giustizia e spera che la pena inflitta al colpevole sia esemplare, per evitare che crimini simili possano ripetersi. Il risultato del processo potrebbe avere implicazioni non solo per il destino di Rezza, ma anche per l’immagine della gioventù milanese e italiana, un tema che continua a essere oggetto di discussione a livello sociale e giuridico.