Multe da mille a diecimila euro. Che raddoppiano se si tratta di rifiuti pericolosi. Arresti per i titolari di imprese che abbandonano o depositano in modo incontrollato i propri rifiuti. Sono le pene previste dalle nuove norme per contrastare un fenomeno diffuso in ogni parte d’Italia, entrate in vigore da poco tempo e ancora poco conosciute.
Problema rilevante
L’abbandono di rifiuti è una problematica ritenuta sempre più rilevante per la sostenibilità dell’ambiente urbano. Quelli gettati nell’ambiente, oltre a comportare diversi danni di natura ambientale in senso lato (danno estetico, danno civico, etc.) comportano, per le loro caratteristiche chimiche, biologiche e tossicologiche, danni anche sulla qualità dei suoli o delle acque e in ultima analisi sulla qualità della vita e sulla salute umana. Ne derivano, a vari livelli, ingenti costi economici diretti e indiretti.
Reato penale
Si tratta di un fenomeno da contrastare con le buone (campagne di sensibilizzazione) o con le cattive (multe e arresti). Le nuove norme, nello specifico, stabiliscono, nel caso di abbandono di rifiuti compiuto da persone che non sono titolari di imprese o responsabili di enti, quindi anche privati cittadini, l’applicazione di un’ammenda e non più di una sanzione amministrativa. La questione, quindi d’ora in poi riguarda aspetti penali anche se di natura pecuniaria.
Da mille a diecimila euro
La legge è stata modificata il 9 ottobre 2023, e stabilisce che chi “abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee è punito con l’ammenda da mille euro e diecimila euro” (con le vecchie norme la sanzione amministrativa variava da trecento euro a tremila euro). La pena aumenta sino al doppio se l’abbandono riguarda rifiuti pericolosi. Sempre la stessa legge prevede l’arresto e/o ammenda (fino a ventiseimila euro) per i titolari di imprese e i responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i propri rifiuti.
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