Le indagini erano partite nel maggio 2021, quando i carabinieri di Corsico avevano ricevuto una querela presentata da un imprenditore edile del luogo, che a causa del grave stato di difficoltà economica, nel bimestre settembre/ottobre 2020 aveva ottenuto dal marito e padre dei due indagati (un pregiudicato per droga, poi deceduto) un primo prestito di 35mila euro poi restituito.
Trovandosi ancora in difficoltà aveva chiesto ai due un ulteriore prestito di 22mila euro. Le condizioni erano usuraie e prevedevano: obbligo di restituzione del capitale in unica soluzione, un tasso di interessi pari al 10% su base mensile, la consegna, a titolo di garanzia, di un assegno bancario privo di firma e beneficiario, di importo pari alla quota capitale maggiorata del 10%, il versamento tre volte al mese, sino all’estinzione del debito, della sola quota interessi, pari al 10% del capitale prestato.
Le indagini, condotte con l’ausilio di moderne tecnologie hanno permesso di scoprire che quella dell’usura era la normale attività dei due indagati che facevano uso anche di minacce verbali e appostamenti nei dintorni dell’ abitazione dell’usurato.
Sono stati individuati anche ulteriori vittime, imprenditori della zona, ai quali venivano erogati prestiti alle medesime condizioni. Le somme prestate ammontano nel complesso a circa 225 mila euro concessi a usura ad altri sette piccoli imprenditori che operano nel settore dell’edilizia o delle concessionarie d’auto. Al termine delle formalità di rito, madre e figlio sono stati rinchiusi in due celle di San Vittore.
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