Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Dopo aver evitato per ben tre volte l’arresto, ieri, Lorenzo Sbraccia, 57enne imprenditore romano arricchitosi nei superbonus edilizi 110% con la sua Fenice srl è stato arrestato. È finito in cella su ordine del gip Filice dopo l’interrogatorio del 25 marzo scorso di Annunziatino Romeo, uomo vicino al clan Barbaro – Papalia, cugino del super pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito, e informatore dell’allora super poliziotto Gallo sul sequestro di Alessandra Sgarella nel 1997.
L’estorsione
Romeo avrebbe fatto da “mediatore”, nell’interesse di Sbraccia, nel contenzioso con la G&G Costruzioni degli imprenditori Claudio e Luca Motterlini, che avevano aperto un importante cantiere a Pieve Emanuele «dietro promessa – scrive il gip nella sua ordinanza – di compenso accogliendo l’esplicita richiesta di intimidirli per costringerli a una transazione stragiudiziale tramite modalità tipiche di associazioni di tipo mafioso». Nella sostanza Sbraccia non voleva pagare circa 22milioni di euro, di una commessa che ne prevedeva oltre 30. E per non onorare il debito si era rivolto agli uomini del sottobosco criminale del sud ovest milanese, Buccinasco e dintorni.
Gli interessi dei Barbaro
I cognomi sono sempre gli stessi. Infatti i provvedimenti del gip hanno riguardato oltre a Samuele Calamucci, l’hacker arrestato nel caso Equalize, ai domiciliari con braccialetto elettronico. Sono finiti in carcere anche l’avvocato di Sbraccia, Umberto Buccarelli, Francesco e Pasquale Barbaro, Giuseppe Trimboli, Francesco Baldo e Fulvio Cilisto. Il bello è che, a un certo punto, gli uomini della ‘ndrangheta avrebbero deciso di agire per conto loro. E’ confermato dalle confessioni dello stesso Romeo che ha convinto il magistrato inquirente di come “l’interesse di un ambiente criminale» contiguo alla ‘ndrangheta, gradualmente penetrato in questa vicenda abbia coinvolto i Barbaro sino a realizzare esclusivamente il loro, autonomo e diverso dall’interesse iniziale di Sbraccia». Come dire che in mezzo a quella montagna di denaro, i Barbaro avrebbero provato a ricavarci molto di più di quanto promesso da Sbraccia.
Tutti i nomi dei protagonisti
Ricapitolando. Nell’inchiesta sono indagati l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia e il legale della sua Fenice spa, Umberto Buccarelli: l’accusa è associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. I due sarebbero i mandanti, grazie ai contatti con la cosca Barbaro – Papalia di Platì con ramificazioni a Buccinasco e in tutta la provincia di Milano, di una tentata estorsione aggravata a carico della famiglia Motterlini titolare della G&G costruzioni che aveva un contratto con la Fenice spa di Sbraccia nella ricostruzione (110) di alcuni immobili a Pieve Emanuele. Oltre a loro e per il medesimo reato, come si legge in uno dei decreti d’arresto (e i nomi ritornano): Giuseppe Trimboli classe ’77, Carmine Gallo, deceduto il 9 marzo, l’hacker Samuele Calamucci, Annunziatino Romeo (arrestato ieri), parente del pentito Saverio Morabito, e già coinvolto nell’inchiesta Sud-Nord, Francesco Barbaro, classe ’60, legato al ramo dei Barbaro “Pillaro”, Pasquale Barbaro, classe ’65 dei Barbaro “Rosi”, e Fulvio Cilisto che al momento dei fatti era ai domiciliari.
Il mediatore
Secondo gli inquirenti, Romeo risulta “il mediatore e l’esecutore materiale” della tentata estorsione, mentre Trimboli e i due Barbaro sono “i supervisori e mandanti delle condotte poste in essere da Romeo”. L’obiettivo, come detto, non era quello di saldare per intero i 30 milioni di euro di crediti vantati da G&G nei confronti di Fenice, ma di ridurre l’importo a soli 8 milioni. Secondo il pm, Romeo avrebbe agito sotto il mandato dei Barbaro. Quest’ultimi, su richiesta diretta di Buccarelli si sarebbero messi in contatto con Claudio e Luca Motterlini tramite Romeo, il quale si sarebbe presentato come un membro della ‘ndrangheta, suscitando così timore nei titolari di G&G.
La mediazione mafiosa
Le pressioni avevano lo scopo di costringere i Motterlini a trattare la riduzione di quanto dovuto. In sostanza, secondo la Procura, l’ex ad di Equalize, su richiesta di Sbraccia, avrebbe ingaggiato Romeo per la mediazione mafiosa, mentre Buccarelli, consapevole della natura mafiosa dei Barbaro e di Romeo, avrebbe coordinato le attività di Romeo, mantenendo i contatti con lui e con Francesco Barbaro per conto di Sbraccia.
Il messaggio
I fatti si sarebbero svolti tra maggio e ottobre 2023. Il 22 settembre 2023 si sarebbe tenuto un incontro, al quale partecipano, oltre all’ex ad di Equalize, uomini legati alle cosche e lo stesso Buccarelli. Subito dopo Romeo avrebbe inviato a Motterlini un messaggio, presentandosi apertamente come un esponente mafioso. Romeo sarebbe anche accusato di «tentata violenza privata» successiva al rifiuto dei Motterlini al tentativo di estorsione. Avrebbe cercato di spaventare un subfornitore dei Motterlini, la «PE Service srl» di Riccardo Tintori, affinché in 24 ore smontasse le attrezzature e abbandonasse il cantiere, in modo da propiziare il subentro di ditte care ai Barbaro.
Condividi l’articolo sulla tua pagina Facebook